Dai rubinetti dell’Acquedotti fuoriesce un fiotto gelido. Una doccia gelata che paralizza gli amministratori locali. Quelli in carica e alcuni di quelli delle passate amministrazioni. L’Autorità nazionale anticorruzione congela tutti coloro i quali in assise votarono a favore dell’adesione del Comune di Sant’Arpino nella società mista a maggioranza pubblica. La delibera incriminata è la n. 38 del 30 ottobre 2018. In consiglio fu approvata la proposta “di aderire alla società Acquedotti S.c.p.a. per l’affidamento della gestione dei servizi di pubblica utilità di cui è attributaria detta società, mediante acquisto dal Comune di Orta di Atella di numero 1.500 azioni, al loro valore nominale, per complessivi €1.500,00, pari all’1,5 % del capitale sociale della predetta società mista”. Il 10 aprile 2019 fu stipulata la convenzione tra il Comune di Sant’Arpino e la società Acquedotti S.c.p.a. “per l’affidamento in concessione del servizio idrico integrato, per la durata di 30 anni”. Per l’Anac, che si è espressa su un esposto, l’affidamento è illegittimo. L’Autorità anticorruzione indica le violazioni di legge: “Secondo la normativa dell’Unione europea gli enti locali possono procedere ad affidare la gestione dei servizi pubblici locali attraverso l’esternalizzazione a terzi mediante procedure ad evidenza pubblica secondo le disposizioni in materia di appalti e concessioni di servizi: società mista pubblico-privata, la cui selezione del socio privato avvenga mediante gara a doppio oggetto; gestione diretta da parte dell’ente locale, cosiddetta gestione “in house”, purché sussistano i requisiti previsti dall’ordinamento comunitario, e vi sia il rispetto dei vincoli normativi vigenti”. In buona sostanza gli enti locali possono affidare la gestione dei servizi pubblici locali solo attraverso gara pubblica. “L’acquisizione successiva di quote di una società mista già costituita da parte di un’amministrazione pubblica al fine dell’affidamento diretto di un SPL – scrive l’Anac – determina inevitabilmente, anche a monte, un pregiudizio al principio di trasparenza volto a regolare la gara per la selezione del socio privato, considerato che detta acquisizione successiva comporta una modifica, sul piano qualitativo e quantitativo, dell’oggetto originario della società mista”. Ne discende che “l’affidamento alla società mista Acquedotti S.c.p.a, costituita nel 2001 (circa 17 anni prima) a seguito della gara a doppio oggetto indetta dal Comune di Orta di Atella, risulterebbe disposto al di fuori delle forme di gestione previste dalla normativa vigente, con conseguente sottrazione del servizio in esame al regime della concorrenza”. Ora cosa succederà? Beh, per il sindaco Ernesto Di Mattia e company è un bel grattacapo. Il Comune di Sant’Arpino dovrebbe revocare in autotutela la delibera di consiglio n. 38 del 30 ottobre 2018. Non basta. Sugli attuali amministratori e su quelli che alzarono la mano a favore dell’adesione all’Acquedotti si potrebbe abbattere la scure della Corte dei conti. In ballo ci sono i soldi introitati dalla società idrica a partire del 10 aprile 2019, data di tipula della convenzione. Sindaco e maggioranza troveranno una soluzione? Non sarà facile. A leggere la risoluzione dell’Anac sembra impossibile. Sono dolori.

Mario De Michele

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