La Corte di Assise di Appello di Napoli ha confermato la condanna all’ergastolo per Toni Essobti Badre accusato dell’omicidio del piccolo Giuseppe, il bimbo picchiato a morte, anche con un bastone, il 27 gennaio 2019, a Cardito, in provincia di Napoli, e per il tentato omicidio della sorellina. Stessa condanna anche per la mamma di Giuseppe, Valentina Casa, che in primo grado era stata condannata a sei anni di reclusione. Determinante per i giudici è stato il comportamento di Valentina che non ha impedito l’omicidio del figlio. Lo scorso 10 giugno, il sostituto procuratore generale di Napoli Anna Grillo al termine della requisitoria aveva chiesto ai giudici di confermare la condanna all’ergastolo inflitta in primo grado a Toni Essobti Badre, e di comminare la stessa pena anche per Valentina Casa. I due alla lettura del verdetto, al termine di una camera di consiglio durata diverse ore, sono rimasti impassibili. Essobti ha ascoltato il verdetto in video collegamento dal carcere dov’è detenuto. Il Giudice ha anche condannato Valentina Casa all’isolamento diurno per un anno ed entrambi al pagamento, tra l’altro, delle spese sostenute dalle parti civili Cam Telefono Azzurro Akira. Il prossimo primo dicembre, prenderà il via, davanti al giudice Agostino Nigro del Tribunale di Napoli Nord, il processo nei confronti delle due maestre e della preside dell’istituto scolastico frequentato da Giuseppe e dalla sorellina, accusate di omessa denuncia. “A nome del presidente di Cam Telefono Azzurro, avvocato Roberto Scopece, e dell’associazione tutta, che mi pregio di rappresentare, esprimo enorme soddisfazione per il risultato raggiunto e per la condanna ricevuta anche dalla signora Casa Valentina quale madre del piccolo Giuseppe e delle sue sorelline. L’equità e la giustizia hanno fatto sì che i due imputati otteneressero finalmente la stessa pena non solo sotto il profilo giuridico ma anche morale. Restiamo in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza, nella consapevolezza di un possibile ricorso per Cassazione da parte delle rispettive difese”, commenta l’avvocato Clara Niola.

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