La gestione delle farmacie comunali è come una grande matrioska. Dentro ci sono il Consorzio intercomunale per i servizi socio-sanitari (Ciss) e la Soc.I.Ge.SS. Spa, progenitori della Inco.Farma Spa. Il Ciss detiene il 25% di Inco.Farma (visure camerali in basso). La Soc.I.Ge.SS ne possiede i tre quarti (75%). A sua volta Soc.I.Ge.SS per il 45,91 % è di proprietà della Mages, per il 45,45% della Gess e per 11,09 % della Gdelmes. Le restanti fette societarie sono per il 2% appannaggio di Antonio Di Iorio di Sessa Aurunca (è ancora un mistero da dove abbia preso i soldi per acquistare le quote) e per il 5,5% di altri soci. Semplifichiamo: il Consorzio intercomunale per i servizi socio-sanitari è in mano ai privati. Fanno parte del Ciss ben 24 Comuni: Acerra, Afragola, Caivano, Calvizzano, Casandrino, Castel Volturno, Cellole, Cercola, Cesa, Crispano, Gricignano, Lusciano, Palma Campania, Ottaviano, Poggiomarino, Recale, Roccabascerana, San Nicola la Strada, Sant’Antonio Abate, Sant’Arpino, Saviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Villaricca. Giro d’affari di decine e decine di milioni di euro. Vediamo come funziona il gioco (truccato?) delle matrioske. Il Ciss ha costituito la società mista Inco.Farma per affidare la gestione delle farmacie comunali. L’art. 6 dello statuto di Inco.Farma stabilisce che “la quota maggioritaria di azioni è sempre riservata al socio privato”. All’azionista privato (la Soc.I.Ge.SS) è conferito il diritto di nomina della maggioranza dei membri del cda. A uno di essi spetterà la carica di amministratore delegato. Risultato? La Soc.I.Ge.SS si assicura di fatto il controllo della società mista Inco.Farma. In pratica il privato gestisce il pubblico. Facciamo un esempio: il Comune di Cellole ha esercitato, presso la Regione Campania, il diritto di prelazione per la titolarità della nuova sede farmaceutica. Con delibera pubblicata sull’Albo Pretorio on-line il 20 maggio 2014 ha disposto l’adesione al Ciss. E come per magia la gestione della farmacia comunale è finita nelle mani di Inco.Farma, controllata per il 75% dai privati (Soc.I.Ge.SS). Si pongono due questioni giuridiche. La prima: la concorrenza sleale che in concreto crea un monopolio. La seconda: l’illegittimo affidamento diretto del servizio di gestione delle farmacie comunali ad una società mista a prevalente capitale privato. In merito la Corte di Giustizia europea è stata solare: “La presenza di soci privati è incompatibile con l’affidamento diretto del servizio a un soggetto giuridico distinto dall’amministrazione aggiudicatrice”. Con l’adesione al Ciss invece si consegna a una società privata la gestione di un servizio pubblico che potrebbe fruttare alle casse degli enti locali profitti economici di gran lunga superiori rispetto a quelli effettivamente percepiti. Per averne conferma basterebbe gettare l’occhio sulle distinte contabili delle ricette mensili delle singole farmacie consorziate. Non solo. Dalle visure camerali salta agli occhi la presenza nei vari organi societari e nella compagine sociale di medesimi soggetti (sindaci e amici degli amici). Il gioco delle matrioske appare truccato anche alla luce di quanto asserito dalla Corte dei Conti (Lombardia/657 /2011/PAR): “La normativa applicabile al servizio farmaceutico comunale non consente una scissione fra la titolarità del servizio e il suo concreto esercizio mediante lo strumento tipico della concessione a terzi”. Su questo punto i giudici contabili si erano già espressi (deliberazione 3 febbraio 2011, n. 70/2011/PAR): “Nell’attuale quadro normativo non è possibile condurre una farmacia municipale in regime concessorio a terzi, sia pur individuati con gara ad evidenza pubblica, poiché è necessario che l’ente locale mantenga il controllo e la gestione diretta di una propria funzione istituzionale, in coerenza con la finalità di servizio pubblico essenziale insita nel servizio farmaceutico. Inerenza con una pubblica funzione da ritenersi caratteristica prevalente rispetto all’indubbia natura commerciale dell’attività di farmacista”. Ne consegue che, qualora l’ente locale manifesti un interesse diretto a conseguire la titolarità della sede farmaceutica, la gestione del servizio deve essere sotto il controllo dello stesso ente, alias sotto il controllo pubblico. La legge conferisce ai Comuni il diritto di prelazione rispetto ai privati in quanto “il servizio di farmacia comunale si connota di tratti pubblicistici, di matrice assistenziale e sanitaria, la cui cura concreta richiede l’intervento della pubblica amministrazione nella gestione dell’attività”. Se l’amministrazione esercita la prelazione farmaceutica, l’opzione presuppone la decisione a monte di assumere direttamente la gestione del servizio. “L’esercizio della prelazione cui consegue la rimessione del servizio a terzi mediante concessione, sia pur individuati con gara ad evidenza pubblica, si configura quale sequenza decisionale incoerente con il modello gestionale attualmente in vigore, rilevandosi pertanto non attuabile” (Sez. controllo Lombardia n. 49/2012/PAR e 446/2012/PAR). Del resto appare evidente che l’affidamento della gestione delle farmacie comunali avviene de facto senza gara. Il semplice atto di adesione al Ciss ne determina l’affidamento a favore di una società partecipata sulla quale il Comune non detiene alcuna forma di controllo analogo disponendo sulla stessa solo indirettamente di una partecipazione assolutamente marginale. Ad abundantiam, l’art. 30 del D. Lgs n. 163 del 2006 (Codice degli appalti) stabilisce che: “Una separazione tra la titolarità (che rimane pur sempre in capo all’ente locale) e la gestione della farmacia comporterebbe un sostanziale tradimento della ratio che governa la citata disciplina legislativa”. Ratio che è ispirata alla natura pubblicistica della finalità di servizio pubblico essenziale insita nel servizio farmaceutico. Nello speciale settore del diritto farmaceutico non esiste nessuna norma che preveda espressamente “la possibilità di separare la titolarità dalla gestione delle farmacie comunali, risultando unicamente regolato il mantenimento della gestione in capo all’Ente locale”. Chi è il padre dell’Inco.Farma? Ne sono tre: il trio Andrea Lettieri-Giuseppe Savoia-Antonio Scalzone, rispettivamente allora sindaci di Gricignano, Sant’Arpino e Castel Volturno. Nel mosaico affaristico un ruolo centrale spetta al grossista di medicinali Luigi Mascolo, uomo potente di Cellole che detiene per il tramite della moglie anche farmacie private. Chi è l’attuale amministratore delegato di Inco.Farma? Domenico Della Gatta, arrembante giovane di Gricignano, nipote di Giovanni Di Foggia, in quegli anni plenipotenziario della politica gricignanese. Le matrioske iniziali sono due. Nella prima ci sono Inco.Farma, Ciss, Soc.I.Ge.SS., Mages, Gess e Gdelmes e Antonio Di Iorio. Nella seconda Lettieri, Savoia, Scalzone, Mascolo, Di Foggia e Della Gatta. Altre matrioske le sveleremo nelle prossime puntate. Il business parte dal Casertano, poi si allarga ai Comuni napoletani e a quelli irpini. Fino ad arrivare nel Lazio. Dal 2004 ad oggi centinaia di valigette di soldi sono passate di mano in mano. Mani pulite?

Mario De Michele
(continua…)


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