Gennaro Oliviero davvero pensa di giocare con il Partito democratico come il gatto col topo? Che stolto. Come fa a non capire che non è e non potrà mai essere il padrone del Pd casertano? Si metta l’anima in pace. Si lasci alle spalle la sua antica tradizione politica, quella del capo indiscusso, del monarca da osannare, del “qui comando io e basta!”. La replica a Francesco Boccia (clicca qui) è da avanspettacolo. Il senatore dem ha lanciato nuovamente l’allarme sui sultani delle tessere in Terra di Lavoro. E giustamente ha tirato in ballo il presidente del consiglio regionale. Ci sono migliaia di testimoni oculari che possono confermare in ogni sede che Oliviero ha dopato fino all’inverosimile il tesseramento. Ha investito tantissimo in adesioni “finte”. Non è un sultano delle tessere? Allora è Babbo Natale. Continua a sbraitare per far approvare una platea degli iscritti di 6.800 persone. Da dove sono spuntate? Nel Casertano sono aperti soltanto 5 circoli. In alcune città il partito ha più tesserati che voti. Di fronte alla scandalosa evidenza dei fatti un qualsiasi politico di profilo medio-basso capirebbe che deve fermarsi, altrimenti va sbattere contro il muro della grande truffa. Del grande imbroglio. Della vergogna. Ma Oliviero, come si dice in vernacolo napoletano, è “senza scuorn”. “Dichiaro – dice – di non aver mai proposto né voler proporre alcuna azione nei confronti del partito al quale sono regolarmente iscritto. Se altri, che si sentiranno calpestati nei loro diritti, intenderanno farlo, io non potrò far nulla”. Ma Oliviero ci fa o ci è? E soprattutto, davvero crede di prendere per i fondelli i vertici nazionali del Pd? Il signore delle tessere casertane non potrà mai smentire che ha mobilitato le sue truppe. Diktat: presentarsi davanti a quattro avvocati per raccogliere un migliaio di firme contro l’anagrafe degli iscritti varata dalle commissioni per il congresso nazionale, regionale e provinciale. L’universo mondo sa che dietro la montagna di ricorsi c’è la mano di Oliviero. Si ripete la stessa storia delle politiche: “Io voterò per il Pd, non posso garantire per mia moglie”. Perché poi? Per l’odio nei confronti di Stefano Graziano. La politica va fatta con la testa, non con la pancia. Sul caso Caserta Oliviero fa il bis. Ha fatto presentare circa mille ricorsi per avere ragione quando di ragionevole nella sua posizione non c’è proprio nulla. Doverosa rettifica: la sventagliata di ricorsi non sarà presentata al Tar ma al Tribunale civile. Peggio che andar di notte. Oliviero ha “invitato” i suoi seguaci a portare il Pd sul banco degli imputati. Follia politica? Non solo. Si punta anche a recuperare i soldi (migliaia e migliaia di euro) spesi in tessere farlocche. Da qui l’aggressione al partito in sede civile. Nella nota di risposta a Boccia il timoniere del parlamentino campano si esibisce in una gag da fare invidia a Totò. “Io – giura Oliviero – non sono mai stato né un signore delle tessere né un sultano. I veri sodali di Boccia vorrebbero far saltare il congresso di Caserta”. Trattenetevi. Recatevi in bagno per scompisciarvi dalle risate. Punto primo: il congresso di Caserta è saltato proprio per colpa della sua guerra sanguinaria. Punto secondo: se Oliviero arriva ad affermare, coprendosi di ridicolo, che non è un signore delle tessere allora si può dire di tutto, anche che Maradona non sapeva palleggiare. La verità sul caso Caserta la conoscono anche le pietre. Oliviero ha tentato l’ennesima opa ostile contro Pina Picierno e Stefano Graziano. Invece di accusare Boccia perché non mostra un po’ di coraggio attaccando quelli che considera da anni i suoi acerrimi nemici? Ops! Appoggiano tutti Bonaccini. “Houston, abbiamo un problema”. Si chiama Gennaro Oliviero.

Mario De Michele

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