NAPOLI – L’elemento ‘ben piu’ pregnante e decisivò che ha portato alla condanna di Luciano Moggi al processo Calciopoli è rappresentato ‘dall’uso delle schede straniere delle quali è risultata la disponibilità procurata da Moggi a designatori e arbitrì. E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza depositata oggi a Napoli.

Gli incontri con i designatori fuori delle sedi istituzionali, che emergono dalle intercettazioni telefoniche in prossimità delle partite, l’uso delle schede straniere fornite a arbitri e designatori, “il continuo e prolungato chiacchierare… che effettivamente può configurare la trasmissione del messaggio potenzialmente idoneo a spingere i designatori, e talora anche gli arbitri, a muoversi in determinale direzioni piuttosto che in altre”. Sono tra gli elementi di prova alla base della condanna dell’ex dg della Juventus Luciano Moggi, come si legge nelle motivazioni della sentenza depositata oggi. Il presidente del Tribunale, Teresa Casoria,si sofferma in particolare sul reato di associazione per delinquere indicando “quelli che si ritengono gli elementi di prova della responsabilità di Moggi, utili a conferirgli la qualifica di capo dell’associazione”. Nelle motivazioni si mette in risalto “il rapporto diffusamente amichevole degli arbitri con Moggi, che non perde valore indiziante – si legge nella sentenza – solo perché dagli atti emerge il rapporto di altri arbitri non imputati e addirittura di taluno degli arbitri imputati, come De Santis, altrettanto amichevole con dirigenti sportivi curanti interessi diversi da quelli di Moggi, ad esempio Meani (ex dirigente del Milan addetto al settore arbitri, ndr), ben potendo configurarsi l’esistenza dell’associazione”. Un altro elemento significativo, ad avviso del Tribunale, è rappresentato dal tempestoso dopopartita di Reggina-Juventus con i momenti di tensione tra Moggi e l’arbitro Paparesta. “Pur se é risultato non vero quello che lo spavaldo Moggi andava diochiarando in giro, e per telefono, cioé di avre chiuso l’arbitro Paparesta nello spogliatoio…nondimeno va valutata la reazione di Paparesta a quella che era pur sempre stata una protesta fuori misura di Moggi per gli errori dell’arbitro, di non inserimento cioé del comportamento furioso nel referto arbitrale, reazione che va interpretata come un effetto del timore reverenziale nei confronti della persona”. Il tribunale parla inoltre del “rapporto disinibito con i rappresentanti della Figc” e cita a tal proposito una telefonata con l’ex presidente Franco Carraro da cui emerge “l’alto livello dell’invadenza nelle soluzioni tecniche”, in riferimento alla Nazionale e sulle scelte dell’allora ct Marcello Lippi.

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