Sul naufragio della Costa Concordia nelle acque dell’isola del Giglio si registra l’intervento dell’Unione nazionale armatori da diporto. “Le navi non si guidano, si governano” commenta il presidente Lino Ferrara, all’indomani della tragedia. “Il crocierismo oggi è solo una moda per il turismo di massa che lascia sempre meno spazio all’antica e nobile arte della marineria”.

“Quello dei croceristi – osserva Ferrara – è un popolo perennemente in fila, dal buffet al rientro in cabina, che viaggia su alberghi galleggianti alti sette piani e più. Troppi sono 5mila passeggeri imbarcati sulla stessa nave, dilatati e lunghi i tempi di attesa per sbarcare in ogni tappa previsti dalla escursioni. Figuriamoci per l’abbandono della nave sia per incidenti gravi come quello accaduto l’altra notte all’isola del Giglio che peggio ancora in caso di condizioni meteomarine avverse”. “Gli incidenti non si scansano – continua il presidente dell’associazione che raggruppa gli armatori da diporto italiani – ma per evitarli è necessario porre in essere tutta quella serie di accortezze per evitare che si verifichino”.

“A bordo di queste navi – aggiunge Ferrara – la tecnologia esasperata, con cabine degli ospiti che si aprono con card magnetiche ed ascensori di cristallo che attraversano i sette ponti della nave, dimostrano in condizioni di emergenza i limiti di sicurezza in mare, in caso di abbandono della nave. In tale situazione di emergenza l’equipaggio composto da peruviani, cingalesi e indiani, a quanto si apprende, è sembrato non proprio all’altezza della situazione, il che può dipendere da diversi elementi (etnie diverse e difficoltà di comunicazione)”. “Ed è per questo – conclude nella sua denuncia il presidente dell’Unione nazionale armatori da diporto, Lino Ferrara – che è impensabile che l’industria del turismo di massa possa essere esportata alla marineria”.

 

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