I legali dell’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, consegnatosi spontaneamente al carcere di Secondigliano, hanno posto un problema tecnico alla procura di Napoli citando anche la legge Boato sulle intercettazioni e il ‘fumus persecutionis’ che durante i lavori della giunta per le autorizzazioni e dell’aula era stato riscontrato dopo la lettura delle due ordinanze emesse nel 2009 e nel 2011 a carico dell’ex parlamentare. La relazione degli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, che si basa su tre punti, e’ stata depositata ieri alla Dda di Napoli.

 

La procura, pero’, ha ritenuto di fare eseguire il provvedimento di arresto nei confronti dell’ex leader in Campania del Pdl – accusato di concorso esterno in associazione camorristica, reimpiego di capitali illeciti e corruzione – in quanto non pongono limiti alla misura cautelare nonostante i problemi sollevati dalla difesa. Stando alla relazione degli avvocati non si potrebbe seguire nessuna delle due ordinanze a carico di Cosentino in quanto, una volta che il parlamento si e’ pronunciato con un “no” a procedere all’arresto, la misura perderebbe efficacia. A sostegno di questa considerazione e’ stato individuato il primo appiglio giuridico: le garanzie poste dall’articolo 68 della Costituzione non sono del parlamentare, ma del Parlamento. La garanzia quindi appartiene all’organo costituzionale, per questo il titolare della garanzia non ne puo’ disporre. Il secondo punto si basa sul principio secondo cui il parlamentare nei cui confronti e’ stato chiesto l’arresto, viene messo a conoscenza che a fine legislatura scatterebbero per lui le manette.

Questo, secondo la tesi della difesa, comprometterebbe la funzione di parlamentare dell’indagato in quanto la richiesta di arresto “congelata” in virtu’ dell’immunita’ comprimerebbe la liberta’ del singolo parlamentare, mutilando di fatto la liberta’ del Parlamento. Il terzo punto si basa su un principio dottrinale nel settore delle intercettazioni indirette. Per Montone e De Caro, senza il parere positivo della Camera all’utilizzazione, le intercettazioni perdono efficacia e non possono mai piu’ essere utilizzate, anche se il parlamentare perde la carica, come nel caso del sottosegretario. Se questo accade per le intercettazioni, per la difesa dovrebbe valere anche per la custodia cautelare.

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