Si è conclusa da qualche ora l’udienza del processo a carico dell’equipe medica della clinica Pineta Grande di Castel Volturno, accusata di aver causato la morte di Francesca Oliva, 29enne di Trentola Ducenta ma residente a Gricignano di Aversa, incinta di tre gemellini, la cui famiglia è assistita dai legali Raffaele Costanzo e Francesco Lettieri. Il giudice monocratico del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Roberta Carotenuto, ha ascoltato quanto il pm ha illustrato con una una prova integrativa, supportata dall’attività del consulente Andrea Ricci, ideatore del software Argos della società Dedalus, in dotazione all’epoca dei fatti alla struttura ospedaliera,  secondo la quale si evidenzierebbe un’effettiva manomissione della cartella clinica della Oliva in quanto alla donna un farmaco prescritto (l’Unasyn) non sarebbe stato poi somministrato ma trascritto ugualmente nella cartella addirittura dopo il decesso della 29enne, al fine di tutelare la posizione del personale medico. Tutto ciò sarebbe dimostrabile dalla cronologia del software di Ricci in dotazione alla Pineta Grande. In virtù di quanto esposto dal pm, il giudice ha indetto un’ulteriore udienza prevista per il prossimo 31 gennaio per ascoltare il consulente Ricci e la difesa degli imputati Stefano Addeo, Renato Brembo, Giuseppe Delle Donne (tutti e tre della clinica Pineta Grande), Gerardo Buonanno, Vincenzo Cacciapuoti, Gerardo Cardone, Giuseppe Ciccarelli, Giovanni De Carlo, Antonio Della Gala, Pasquale Favale, Pietro Granata, Giuliano Grasso, Crescenzo Pezone e Antonio Russo quasi tutti del Napoletano (Mugnano, Giugliano, Gragnano) rappresentata dagli avvocati Sgambato, Di Napoli e Magnarelli.

I legali della famiglia di Francesca Oliva hanno sollevato una questione che rappresenterebbe il punto centrale del cattivo operato dei medici: quando alla 29enne, dall’ospedale di Giugliano viene trasportata alla Pineta Grande per una grave infezione, viene somministrato, come riporta la cartella, l’Unasyn, un antibiotico ad ampio spettro per via endovenosa, fino alla data del decesso avvenuto alle 5 del mattino, dopo essere stata portata d’urgenza in terapia intensiva alle 3:30, del 24 maggio 2014. Tuttavia, come risulta da altri documenti della clinica, alla Oliva, alle 19 del 22 maggio 2014, viene dato un altro antibiotico (Amplital) per via orale molto meno efficace del precedente, per il caso da trattare. Dalla cronologia della cartella clinica esaminata col software emerge poi anche una certa incongruenza tra gli orari di somministrazione dell’Unasyn. Da qui il sospetto che alla 29enne deceduta questo specifico farmaco non sia mai stato somministrato. Nel corso dell’udienza i legali degli imputati hanno sollevato il dubbio sulla credibilità dell’operato del consulente Ricci in quanto lo stesso potrebbe aver agito per risentimento verso la dirigenza della clinica Pineta Grande a causa del termine del rapporto di lavoro avvenuto nel 2015. Una tesi fortemente contestata dai legali della parte civile perché quanto è oggetto del processo è avvenuto in un periodo ampiamente precedente a quello in cui si sono poi interrotti i rapporti di lavoro. Ora non resta che aspettare la prossima udienza in cui verrà ascoltato il consulente e la difesa degli imputati per conoscere l’esito della vicenda giudiziaria sulla tragica morte di Francesca Oliva per la quale i familiari ancora non si danno pace.

Luigi Viglione

 

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