“In quei momenti pensi solo di poter morire. Abbiamo stretto il bambino al collo, siamo riusciti a prendere il giubbotto salvagente in cabina e poi a scappare sul ponte per imbarcarci su una scialuppa”. Un’altra drammatica testimonianza del naufragio della nave Costa Concordia arriva da Pino e Rossella Pannese, di Avellino,

che come molti altri si erano imbarcati a Civitavecchia ieri pomeriggio. “Dall’altoparlante sono stati diffusi due messaggi a nome del comandante della nave in cui si diceva che c’era un problema tecnico e che sarebbe stato risolto – raccontano i coniugi – poi invece la nave ha continuato ad inclinarsi, sono andate via le luci, e con il resto della folla siamo scappati”. “Il bambino, tre anni, è rimasto in collo a noi per tutta l’emergenza e ha quasi sempre dormito senza rendersi bene conto di cosa stava accadendo. Per fortuna”.

Altri bambini invece sono stati colti dal panico e hanno pianto. Sempre i coniugi Pannese ricordano che “mentre la nave si inclinava, proseguiva la sua rotta, finché abbiamo sentito l’urto contro gli scogli o il fondale vicino all’Isola del Giglio. La nave ha avuto come un contraccolpo e per un momento si è raddrizzata: è stato qui che, anche vedendo le luci dell’isola, moltissimo hanno cominciato a correre per i corridoi per raggiungere i ponti esterni e salire sulle scialuppe”. Pino Pannese racconta anche di aver visto “alcune persone gettarsi in mare forse proprio perché vedevano la costa così vicina”.(ANSA).

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