Un pastrocchio? Un papocchio? Una put…ata? Un pastone? Una pastetta? Tutti interrogativi con “P”. Per forza. I protagonisti portano un cognome importante che inizia con la “P” come Pastena. Famiglia nota soprattutto nel triangolo Gricignano-Succivo-Orta di Atella per le sterminate distese di terreno ereditate dagli avi. Il patriarca è Gaetano. Quello sempre in pista è Vincenzo (nella foto in alto a sinistra). Padre e figlio avvocati indefessi. Attivissimi soprattutto quando si tratta di incassare consulenze legali dagli enti locali. Manco a dirlo la tetta del Comune ortese è quella che spruzza più latte. Come si dice dalle nostre parti ‘a zezzenella è doce. E a volte non finisce mai. I Pastena sono l’esempio vivente del gattopardismo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, dice un personaggio del profetico libro di Tomasi di Lampedusa. Se non fosse per uno iato anagrafico sorgerebbe il dubbio che l’autore siciliano abbia conosciuto Father and Son (tributo a Cat Stevens). Per Pastena padre e Pastena figlio infatti non cambia mai nulla. Passano sindaci, partiti, persone, acqua sotto i ponti ma loro non annegano mai. Restano sempre a galla. Per tutto quello che hanno combinato meriterebbero da vivi un monumento ad Orta di Atella. Per non perdere l’abitudine che sia regolarmente abusivo, per carità. Le tradizioni locali vanno tutelate.

Dagli anni Ottanta, forse anche prima, l’avvocato Gaetano Pastena ha ottenuto dalle amministrazioni comunali di Orta di Atella talmente di quegli incarichi legali da dover affittare un capannone dove depositare i fascicoli. Da sciatore abituale (sappiamo che va pazzo per la neve) il figlio Vincenzo non ha avuto alcuna difficoltà a seguire la pista del padre. E, così come ha ereditato terreni, si è pappato decine di incarichi. Una lunghissima striscia bianca di cui si vedono tuttora ancora le tracce. In stile Gattopardo nella città ortese nel mondo politico è cambiato tutto o quasi, ma per i Pastena non è cambiato nulla. Brancaccio, il loro maggiore conferitore di incarichi, è in cella per camorra. Dalla sua “tettona” produttrice di latte a quantità industriale sono usciti fiumi di oro bianco per lo studio Pastena. Papà Gaetano si è bevuto centinaia di consulenze. E ha accumulato montagne di soldi. Vincenzo figlio ha scalato le vette delle montagne mentre i capelli si imbiancavano per la polvere degli anni. Il vento dell’età tira forte. Ma l’avvocato Vincenzo Pastena ha tirato (ancora più forte) avanti nonostante i colpi del Titano Kronos. Lui e l’immortale padre hanno continuato a ottenere dall’ente locale ortese carrelli di incarichi fino all’altro ieri. L’ultimo, almeno a quanto ci risulta, risale al dicembre del 2018 (clicca sul link in basso).

A prima vista, o pista trattandosi dell’esperto sciatore Vincenzo, non è una notizia. È sempre stato così. L’allora amministrazione marcata Andrea Villano ha mantenuto una tradizione locale. Un monumento vivente anche a lui non possiamo negarlo. Rigorosamente abusivo. Sugli usi e i costumi non si scherza. Allora perché parliamo dell’ennesima consulenza affidata allo studio Pastena? Un perché c’è. E come il cognome degli avvocati va scritto con la “P” maiuscola. Perché l’incarico del dicembre del 2018 non è legittimo. Meno che mai opportuno. Per non dire scandaloso. Vi pare normale che un ente pubblico si affidi, pagandolo ovviamente, ad un legale che è in contenzioso con lo stesso ente perché non ha versato 374.643 euro di tassa sui rifiuti? Impossibile in qualsiasi altra città del mondo. Non ad Orta di Atella. No sotto lo stringato regno di Villano. Consentiteci una battuta. Per la vicinanza con Succivo potremmo definire Villano “Pipino il Breve”. Abbiamo la sensazione fondata che anche l’altro con la “a” non durerà a lungo. Torniamo al contenzioso tra lo sciatore Vincenzo Pastena e il Comune atellano. Come detto ammonta a 374.643 euro il debito. Riguarda il Castello di Casapozzano. Dalla nuova gestione della struttura, che dal 7 giugno 2012 ha ottenuto la licenza per la somministrazione al pubblico di alimenti e bevande ospitando un ristorante con sale convegni, i titolari non hanno mai pagato nemmeno un euro di tassa sui rifiuti. Sapete chi è l’amministratore delegato della società che si è impossessata del Castello? Vi diamo un aiuto? Pensate alla neve solcata dagli sci. Bravi, avete indovinato: è Vincenzo Pastena.

Ecco come sono andate le cose. Il taglio del nastro della “nuova” struttura risale al 2012. La prima violazione normativa riguarda la mancata autodenuncia all’ufficio tributi. Quando si apre un’attività (ma l’obbligo è esteso a tutti) è necessario comunicarlo al Comune per l’inserimento a ruolo delle tasse da pagare annualmente. I “padroni” del Castello non l’hanno fatto. Per colpa loro fino al 2015 erano sconosciuti al Fisco. Quell’anno l’amministrazione comunale guidata da Giuseppe Mozzillo dispose il censimento tributario. La società a cui appartiene il Castello fu beccata dai vigili urbani e dai dipendenti degli uffici preposti. Venne a galla che i titolari avevano omesso di presentare l’autodenuncia ai fini fiscali per l’inizio dell’attività e che dal 2012 evadevano la tassa sui rifiuti. Questo l’ammontare delle imposte da pagare dal 2013 al 2017 anno per anno: 37.060 euro, 35.361 euro, 76.136 euro, 112.501 euro, 113.585 euro. Totale 374.643 euro. Pastena e company hanno chiesto l’annullamento delle cartelle innanzi alla Commissione tributaria provinciale.

L’ente guidato dall’ex sindaco Villano decise di costituirsi in giudizio per “tutelare gli interessi del Comune, visto che dall’esame delle istanze non esistono le condizioni per addivenire ad un componimento bonario, considerato che le motivazioni addotte risultato carenti di presupposti giuridici”. Poi lo stesso ente capitanato da “Pipino il Breve” conferisce nel dicembre 2018 un incarico legale a Gaetano e Vincenzo Pastena. Una schizofrenia amministrativa aggravata dall’approvazione del Bilancio di previsione, sempre nel dicembre 2018, in cui è stato messo a ruolo l’incasso dei 374.643 euro non versati dai titolari del Castello di Casapozzano.

Un pastrocchio? Un papocchio? Una put…ata? Un pastone? Una pastetta? Fate voi. Due cose sono certe. La prima: l’incarico legale va immediatamente revocato. La seconda: i Pastena quando escono dalla porta rientrano sempre dalla finestra. Del loro Castello.

Mario De Michele

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