CASERTA – Il peggio, nel peggio, è l’attesa del peggio. L’aforisma di Daniel Pennac sembra cucito addosso al Pd casertano, ancora alle prese con beghe interne che debordano dal campo della politica a quello della psichiatria. Nella riunione di stamattina, infatti, i big(?) hanno inscenato un’altra farsa.

Presenti all’incontro Ludovico Feole, nelle vesti di segretario (non)facente funzione, Pina Picierno, Nicola Caputo, Stefano Graziano, il duo Tresca-De Michele, Lucia Esposito, Camilla Sgambato, Peppe Stellato, che poi si è avvicendato con il figlio Pasquale, Carmine De Lucia, Pasquale De Biasio e Enzo Cappello. Mancavano all’appello Rosaria Capacchione e Dario Abbate, quest’ultimo rappresentato da Luigi Munno e Rosa Castrillo. A chiacchiere tutti uniti, nei fatti uno contro l’altro.

Da crepapelle l’esibizione di Feole. “Questa specie di segretario”, direbbe Totò, ha sciorinato una raffica di corbellerie (per non usare un altro termine che inizia con la c) sulla necessità di convocare la direzione provinciale e, udite udite, sulla costituzione di tavoli del centrosinistra nei comuni che vanno al voto. Cose dell’altro mondo. Meglio di lui ha fatto la Pina Picierno che, intervenendo nella discussione su chi sia stato più penalizzato dall’esito delle primarie e delle elezioni, ha detto, parole testuali, “siamo tutti nella stessa barca”. E ha aggiunto: abbiamo pagato tutti lo stesso prezzo. Incredibile.

Lei è seduta comodamente su una vellutata poltrona di Montecitorio ed è stata penalizzata come Caputo ed Esposito, rimasti a casa pur avendo vinto le parlamentarie. Un’affermazione choc che, giustamente ha scatenato la reazione di molti dei presenti che l’hanno mandata a quel paese. La diatriba su chi sia stato il più danneggiato di tutti ha coinvolto anche Graziano e Caputo. Il primo, pur non dicendolo esplicitamente, si sente ancora colpito e affondato dai presunti brogli alle parlamentarie. Il secondo, invece, mostra i segni dell’esclusione dalle liste per un avviso di garanzia per i rimborsi ai consiglieri regionali. E non ha torto visto che il Pd ha mandato in Parlamento persone indagate con accuse ben più gravi.

Poi si è parlato della costituzione del comitato dei reggenti. Altra sceneggiata. De Lucia, per conto dei Comitati Renzi, ha dato l’ok a un organismo formato solo dai parlamentari, al massimo allargato al consigliere regionale. E Feole? Dopo un lungo tentennamento ha detto sì anche al segretario (non)facente funzione. In caso contrario i renziani non entreranno nel direttorio. Sulla stessa lunghezza d’onda dell’area Renzi, Caputo ha insistito per una “struttura” snella con il coinvolgimento solo delle figure istituzionali. E Feole? Anche lui dovrebbe far parte della squadra.

Proponendo un mega-direttorio con tutte le figure istituzionali più importanti e i candidati alle politiche, Graziano ha invocato l’unità del partito perché “se continuiamo a litigare usciremo tutti con le ossa rotte”. E Feole? Anche lui nel comitato ma non come segretario facente funzione, in quanto decaduto dopo le dimissioni di Abbate. E sul caso Feole è intervenuta la Picierno con un’altra performance da applausi: “Feole è pienamente legittimato dal voto dell’assemblea”.

Cappello ha camminato sul filo del funambolo cercando di mettere pace tra le “anime morte” del Pd. A un certo punto la Esposito si è rotta le scatole (per non usare un’altra parola che inizia con la p) e ha abbandonato la riunione sbattendo la porta. Al suo posto chi non avrebbe fatto la stessa cosa?! Ma la parola d’ordine da sbandierare ai quattro venti all’esterno è una: il partito è unito. Il peggio, nel peggio, è l’attesa del peggio. Che nel caso del Pd non ha mai fine.

Mario De Michele

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