E’ una serie A che continua a parlare straniero. Anche quest’anno le squadre della massima serie calcistica italiana hanno confermato la tendenza all’esterofilia; vuoi per la crisi che ha spinto i club ad investire in giocatori meno costosi, vuoi per il fascino dell’estero che da sempre ammalia i presidenti del calcio nostrano, vuoi anche per le ingerenze per il potere e le ingerenze dei procuratori (padroni assoluti delle tratte Sud America-Europa) ma, dati alla mano,ben il 75% dei trasferimenti di calciatori nella serie A ha riguardato giocatori stranieri. Un dato che se da un lato contribuisce a mantenere alto il livello tecnico del nostro campionato, dall’altro lato azzera di fatto il travaso dei giovani dai vivai alle prime squadre.

Ma a farne le spese non solo i giovani che faticano a trovare posto e contratti nella massima serie, ma anche calciatori nati e cresciuti nel belpaese e di sicuro talento ed affidabilità. Basti pensare a Parolo e Giaccherini, autori di un campionato eccellente con il Cesena, giovani e di qualità, ma che finora sono rimasti ai margini del giro delle grandi squadre. Oppure come l’ex barese Stefano Okaka, ancora saldamente ancorato alla rampa di lancio nel firmamento dei grandi club nonostante qualità fisiche e tecniche lo rendano un elemento apprezzato ed ambito. Del resto se anni fa un talento cristallino come Giuseppe Rossi fu costretto ad emigrare all’estero, non deve stupire la ritrosia odierna dei padroni del calcio nell’investire sui talenti di casa nostra.

 

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