E’ suonato la scorsa notte a Filadelfia l’ultimo gong per Joe Frazier, mito della boxe e dominatore del ring negli anni ’60 e ’70. Da giorni i media Usa riferivano che solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo dal cancro al fegato diagnosticatogli da poco e cosi’ e’ stato.

Oggi gli appassionati di pugilato di tutto il mondo piangono questo grande campione ma l’omaggio piu’ atteso e’ quello del suo principale rivale sul ring, Muhammad Ali, gia’ Cassius Clay: ”Ricordero’ sempre Joe con rispetto e ammirazione – ha detto la leggenda della boxe – Il mio cordoglio va alla sua famiglia e a quelli che lo hanno amato”. George Foreman, l’unico altro fuoriclasse dei pesi massimi che riusci’ a battere Frazier, lo ricorda con parole tenere: ”Buona notte Joe. Ti voglio bene, amico caro”. I tre furono protagonisti di un’epoca d’oro del pugilato, quando le sfide tra loro erano eventi di risonanza mondiale. Dotato di una forza brutale, ed in particolare di un devastante gancio sinistro, Frazier e’ stato un campione anche da dilettante, vincendo l’oro olimpico a Tokyo 1964. Quindi ha detenuto il titolo mondiale ed e’ entrato nella Hall of Fame. Fuori dal ring era invece un autentico gentleman, che ha tentato la carriera di cantante con il gruppo dei ‘Joe Frazier and the Knockouts’. Poi aveva aperto una palestra, dedicando il suo talento alla educazione sportiva e morale dei giovani. Figlio di un raccoglitore di cotone in una piantagione della Carolina del Sud, si trasferi’ a Filadelfia a 17 anni per darsi alla boxe. Da professionista ‘Smokin’ Joe’ ha sostenuto 37 incontri, vincendone 32 (27 prima del limite), perdendone 4 e pareggiandone uno. Per tre anni (1967, 1970 e 1971) e’ stato proclamato ‘pugile dell’anno’ dalla rivista americana ‘Ring Magazine’. Lascia 11 figli, tre dei quali – due maschi e una femmina – hanno cercato di ripercorrere le sue orme Joe Frazier fu il primo a battere Ali ai punti nel 1971 al Madison Squadre Garden di New York, per decisione unanime dopo 15 durissimi round. Ali si prese la rivincita tre anni dopo, sempre ai punti ma dopo 12 round, prima di aggiudicarsi anche la ‘bella’ a Manila, nelle Filippine, al termine del 14/o round, in un altro match mondiale entrato nella storia. L’uomo che organizzo’ quelle tre sfide, Don King, ha definito Frazier un ‘grande gladitore’. ”Quando saliva sul ring, sapevi che era arrivato qualcuno pronto comunque a battersi – sottolinea il promoter – e lo faceva anche nella vita, affrontandola con coraggio e coinvolgimento”. Tanti campioni hanno voluto dare il loro saluto al grande ‘Smokin Joe’. Condoglianze alla famiglia sono venute da Floyd Mayweather, imbattuto campione dei welter Wbc, e dal filippino, Manny Pacquiao, astro del pugilato moderno; dal campione dei massimi Wbc britannico Lennox Lewis e dai giganti ucraini Vitali e Vladimir Klitschko. Tra i grandi della boxe italiana, e’ Nino Benvenuti a prendere la parola: ”Era un grande campione perche’ e’ vissuto nell’epoca dei grandi campioni – spiega l’ex campione mondiale dei pesi medi – e, quindi, misurarsi tra loro significava emergere a grande fatica da un contesto che era superlativo. Frazier poi era veramente un carro armato, una forza della natura, a fermarlo ci voleva soltanto la capacita’ di un Muhammad Ali”’.

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