Troppo poco per le fasce deboli, misure penalizzanti per i pensionati e i pensionandi, e non sufficienti sulla lotta all’evasione fiscale. Ma anche uno squilibrio eccessivo sul lato delle imprese per quello che riguarda la crescita.
Mario Monti non convince il Partito Democratico sulla manovra economica che sara’ varata dal governo, con ogni probabilita’ in un Consiglio dei ministri convocato per domani pomeriggio. Dopo quasi due ore e mezzo di riunione nello studio del premier, il segretario del Pd si ferma pochi minuti nella sala stampa di palazzo Chigi, premette che “nessuno piu’ di noi conosce la gravita’ della situazione, perche’ l’Italia si trova nel punto piu’ esposto della crisi. Conosciamo l’esigenza di intervenire anche in maniera dolorosa”, aggiunge Bersani. Ma il carico della manovra deve essere “attenuato” nei confronti delle fasce piu’ deboli. La richiesta del Pd, ha spiegato Bersani a Monti, e’ quella di una maggiore “tutela maggiore dei pensionati e dei pensionandi e dei redditi piu’ bassi”. Del resto sul fronte della riforma previdenziale, cosi’ come sulle misure per combattere l’evasione, ha spiegato il leader dei Democratici, ci sono cose che “non convincono”. L’insoddisfazione del Pd, spiegano fonti del partito, non si sarebbe limitata a questo. Qualche richiesta sarebbe stata avanzata a Monti anche sulle misure per la crescita, troppo sbilanciate sul fronte delle imprese e troppo poco sulle famiglie e sui lavoratori. Malgrado sembri confermato che l’aumento dell’aliquota Irpef scattera’ per i redditi superiori ai 75mila euro. Secondo quanto riferito da fonti del Pd infine, non ci sarebbe spazio per un sostanziale cambio di passo della manovra cosi’ come richiesto da Bersani e dal gruppo dirigente del partito. La convocazione in tempi cosi’ stretti di partiti e parti sociali, spiegano le stesse fonti, lascia immaginare che il provvedimento sia per lo piu’ gia’ messo a punto. Molto probabilmente gia’ domani pomeriggio.