”Nel 1994 l’alluvione nel Piemonte con l’esondazione del Po: ben 70 morti e 2000 sfollati. Dopo venti anni viviamo gli stessi momenti. Già nel 1969 alcuni deputati proposero un disegno di legge per l’istituzione del Geologo di zona, ma quel disegno rimase nel cassetto e delle conseguenze non occorre neanche accennare. Intanto quando piove non possiamo far altro che sperare che anche stavolta Iddio ce la mandi buona”. Così Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, che lancia l’allarme anche per il sud Italia e la Campania. ”Le polemiche di allora furono le stesse di oggi e a distanza di 20 anni oggi in Italia fanno paura persino le previsioni meteo – aggiunge Graziano – e nel corso di questi 20 anni non si è fatto nulla per cambiare la situazione, per rendere sicuro il territorio e più moderno questo Paese, ma abbiamo continuato solo ad inseguire le emergenze e a spendere capitali ingentissimi per tamponarle, condendo il tutto con qualche condono edilizio”. Ricorda il presidente dei geologi: ”Il 23 gennaio 1969 i deputati Sangalli, Vaghi, Mattarelli, Calvetti e Lobianco presentarono un disegno di legge per l’istituzione su tutto il territorio nazionale di una figura, quella del geologo di zona, che molto probabilmente avrebbe cambiato, almeno sotto il profilo culturale, lo scenario del nostro territorio proprio perché capaci di leggere ed interpretare le dinamiche del territorio e la sua evoluzione morfologica, di analizzare e di definire modelli ed ipotizzare scenari di evoluzione, i geologi avrebbero saputo applicare i propri saperi a quelle istanze di sicurezza che oggi sono imprescindibili. Sono passati 35 anni, della proposta non se ne fece nulla e delle conseguenze non occorre neanche accennare”. Eppure, dice Graziano, ”anche oggi in Parlamento ci sono mozioni e proposte che vanno nella direzione della prevenzione, ma giacciono nei meandri della burocrazia o nei cassetti delle istituzioni, mentre l’Italia è sotto il continuo attacco di alluvioni, frane e distruzioni”. Tuttavia, secondo i geologi, non è troppo tardi, c’è ancora spazio per agire, ma bisogna fare in fretta. ”Fare prevenzione – afferma Graziano – significa trovare copertura finanziaria per interventi di mitigazione del rischio, per la sicurezza di scuole ed edifici pubblici, significa divulgare la conoscenza dei rischi naturali per imparare a conviverci, significa portare nelle scuole la cultura ambientale, significa progettare qualunque opera ben conoscendo preventivamente il contesto entro cui sarà realizzata e valutandone le interazioni”. In questo quadro si registra un incremento del 46% delle immatricolazioni universitarie per Geologia, ”ma – si rileva – chiudono i Dipartimenti di Scienze della Terra” e i geologi sono quasi assenti nelle amministrazioni pubbliche. “Malgrado l’importanza e l’impellente necessità del ruolo – conclude Graziano – la presenza dei geologi nelle pubbliche amministrazioni è appena accennata, quando non accuratamente evitata, e questa considerazione è tanto più vera quanto più ci si avvicina alle realtà locali, che sono poi quelle cui spetta la gestione ordinaria e sostenibile del territorio e dei suoi rapporti con la popolazione che ci vive”.

 

 

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