Le elezioni legislative russe potrebbero segnare la fine dell’era del controllo assoluto dello Stato da parte dello zar Vladimir Putin. Il partito dell’attuale premier, Russia Unita, ha vinto le consultazioni ma e’ precipitato nei consensi perdendo la maggioranza alla Duma: dal 64,3% e 315 deputati conquistati nel 2007, e’ crollato al 45-48% con 220 deputati.

Grande successo per i comunisti di Gennady Zyuganov, che hanno quasi raddoppiato la loro forza con il 20,8%, quasi il doppio rispetto al’11,57 di quattro anni fa. Solo altre due formazioni hanno superato lo sbarramento del 7%: al terzo posto si collocano i Liberal Democratici (LDPR) con l’11,4% contro l’8,5% di 4 anni fa, e quarti, Russia Giusta con il 12,8%, rispetto al precedente 7,74%. L’ex agente del Kgb, che si appresta – da oggi con qualche difficolta’ in piu’ – a tornare al Cremlino per un terzo mandato a marzo, non si e’ dilungato nei commenti. Putin ha detto che sulla base dei risultati ottenuti da Russia Unita, si potra’ assicurare “uno sviluppo stabile” del Paese. Ha poi ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla performance del partito ed e’ uscito di scena. Nessun accenno alla sua pesante perdita di popolarita’ Il compagno di tandem, il presidente uscente Dmitri Medvedev, ha ostentato maggiore ironia, sottolinendo due aspetti che appaiono certi al di la’ dei risultati finali: “Russia Unita entrera’ alla Duma di Stato e il partito rimane al momento la formazione politica piu’ forte”, con un risultato “dignitoso”. In realta’ la vittoria del partito di governo era data per scontata, anche se sondaggi pre-elettorali avevano gia’ lanciato l’allarme per un calo di consensi di almeno 10 punti percentuali rispetto all’exploit del 2007 (64,3%). Il presidente ha poi lodato le elezioni come segno della “democrazia in azione” in Russia e una “lezione importante per il Paese”.

 

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