E’ forse cominciata lo scorso 7 novembre, in occasione del 94.mo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, la lunga marcia dei comunisti russi: non piu’ solo nostalgici di un’epoca ormai lontana, ma fermi oppositori di un governo, quello del duo Medvedev-Putin, che appare in difficolta’.

I primi exit poll sulle elezioni legislative hanno infatti svelato che, parallelamente alla crisi di consensi di Russia Unita, il malcontento degli elettori si e’ tinto di rosso, confluendo nel partito comunista, balzato a sorpresa a cavallo del 20%, praticamente raddoppiando i consensi. Erede del “glorioso” Pcus, il Partito comunista dell’Unione Sovietica, che guido’ il Paese dal 1922 al 1991, il Kprf (Partito comunista della Federazione Russa) e’ stato fondato nel 1993 e ha in Ghennadi Ziuganov – in quegli anni uno dei maggiori critici di Boris Yeltsin – il suo leader incontrastato. Negli anni Novanta il partito occupava un nutrito numero di seggi alla Duma. Ma poi, con l’ascesa di Vladimir Putin, e’ stato via via relegato ai margini della politica, oscurato dal consenso pressoche’ plebiscitario su cui l’attuale premier e il partito Russia Unita hanno potuto contare. Il calo di preferenze per i comunisti, nelle elezioni legislative del 2007, si tradusse in un modesto 11,57%. Mentre l’anno dopo Ziuganov incasso’ una nuova cocente sconfitta alle presidenziali, racimolando il 17,7% dei voti contro il 70% ottenuto da Medvedev. Eppure, il Kprf e’ rimasto comunque il primo partito dell’ opposizione, fedelmente sostenuto da pensionati, operai, gruppi studenteschi, abitanti delle citta’ industriali. La crisi economica e il crescente scetticismo verso il Cremlino hanno poi diversificato l’elettorato comunista e il risultato di oggi potrebbe essere il frutto del trasferimento di voti dei molti ”disillusi”, anche se Ziuganov nei giorni scorsi aveva sottolineato il profondo rinnovamento in atto nel partito. Intanto il leader, nonostante abbia raddoppiato le preferenze, ha invitato i suoi sostenitori a scendere in piazza contro i brogli elettorali denunciati nei giorni scorsi, mentre gia’ nel settembre scorso aveva annunciato la sua candidatura alle presidenziali di marzo contro ”un gruppo di persone che sta umiliando il Paese”. E oggi, nel giorno in cui il partito di Putin ha probabilmente perso la maggioranza alla Duma, la sfida del Kprf al popolare ”zar” di Russia non sembra solo un anacronistico rigurgito sovietico.

 

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