I carabinieri del comando provinciale di Palermo stanno eseguendo 28 arresti di boss, gregari ed estortori di Cosa Nostra. Per 22 indagati la Dda del capoluogo ha emesso provvedimenti di fermo per associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, al traffico di droga e alle rapine; per altre sei persone, gia’ detenute per mafia, e’ stata disposta la custodia cautelare in carcere.
L’indagine che ha portato al blitz denominata ‘Pedro’ ricostruisce l’organigramma dei mandamenti di Porta Nuova e Bagheria. Dall’inchiesta emergono gli stretti rapporti tra i mafiosi di Porta Nuova e le ‘famiglie’ palermitane di Pagliarelli, Brancaccio, Noce e Tommaso Natale. Parte dell’indagine riguarda il mandamento di Bagheria: gli investigatori ne hanno individuato i vertici e hanno ricostruito la mappa del racket nella zona, principale attivita’ di guadagno della cosca. L’operazione si e’ sviluppata attraverso intercettazioni video e audio di oltre 15 mesi, riscontrate anche dalle dichiarazioni dei pentiti. Ne e’ venuta fuori una Cosa Nostra particolarmente aggressiva nell’imposizione del pizzo e interessata a mettere le mani sulle attivita’ imprenditoriali. Dall’inchiesta e’ emerso anche un ritorno della mafia a investire il denaro sporco nel narcotraffico: i boss acquistavano cocaina da vendere sul mercato siciliano attraverso una rete di spacciatori capillarmente controllata. Tra i fermati ci sono gli attuali capi dei mandamenti di Porta Nuova e Bagheria. La scelta di un provvedimento d’urgenza come il fermo nasce dall’esigenza di bloccare le attivita’ estorsive della cosca ed evitare danneggiamenti e attentati a imprenditori e commercianti. A differenza di quanto accaduto in altre indagini, le vittime del pizzo questa volta avrebbero collaborato con gli investigatori.