Venerdì mattina in conferenza stampa è stato ufficializzato l’incarico da parte del Sindaco di Napoli a Gaetano di Vaio. Incarico, ci tengono subito a chiarire, a titolo gratuito. Nello specifico, Di Vaio, dovrà occuparsi di organizzare una sorta di sportello, che sarà materialmente attivo per un paio di giorni a settimana presso Palazzo San Giacomo, attraverso il quale semplificare le procedure per la regolarizzazione di alcuni lavori di strada. Il compito di Di Vaio sarà dunque quello di promuovere, oltre che supportare burocraticamente, chi già opera, o ha intenzione di farlo, in strada con una serie di attività. Con questa iniziativa – specifica il Sindaco – non vogliamo illudere nessuno sul fatto che stiamo creando nuovi posti di lavoro. Tuttavia – continua – credo sia un esperimento interessante attraverso il quale il comune si avvicina ancora di più alla strada e alle difficoltà di chi ogni mattina ci va per guadagnarsi la giornata. Questa iniziativa sarebbe apparsa un’ enorme inversione di tendenza da parte di questa amministrazione se non si fosse specificato subito che ovviamente non si stava parlando di lavori che “legali non potranno mai esserlo”. Chiaramente, con questo passaggio, ci si riferiva a tutti quegli immigrati e non, che popolano i marciapiedi della città vendendo merce contraffatta. E’ proprio a loro, infatti, che l’amministrazione da quando si è insediata ha dichiarato guerra, attivando l’intero corpo della polizia municipale in una vera e propria caccia all’abusivo. Parliamo di soggetti che, seppur acquistano materiale indubbiamente proveniente dalla criminalità organizzata, sono doppiamente repressi: prima dalla camorra che li sfrutta guadagnando su merce contraffatta, e poi dalle forze dell’ordine. Tutto ciò, in genere, si verifica con maggiore evidenza, a ridosso dei cosiddetti grandi eventi, tanto cari al Sindaco, durante i quali si vorrebbero città-vetrina, pulite e senza poveri. I più critici verso l’amministrazione sperano comunque che il ruolo affidato a Gaetano di Vaio, uomo con un passato complesso e, quindi, con la sensibilità e la consapevolezza di chi la strada l’ha vissuta, possa lasciar intravedere un po’ di luce a chi la strada la subisce ancora. Nell’intervista rilasciata a margine della conferenza, il produttore, regista e attore, non ha rinunciato, come è solito fare, a spendere qualche parola sul carcere e le condizioni di chi ci vive. “Pochi giorni fa ho parlato con la moglie di mio fratello che attualmente è detenuto nel carcere di Vigevano; lui sta scontando un residuo pena di due anni e mezzo per possesso di hashish e sta vivendo in condizioni pietose: materassi sporchi di pipì, insetti ovunque, anche nel cibo. Queste sono le carceri italiane. Io voglio cogliere quest’occasione di visibilità per dire, come faccio ogni volta che posso, che il carcere, la repressione, non sono la soluzione. Sono il problema insieme all’assenza di lavoro. Io il carcere l’ho vissuto e non posso dimenticarlo, parlarne è un dovere”.

Luca Leva

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui