“Se parlo ballano le scrivanie di mezzo Parlamento”, “molti di quelli che stanno adesso ce li hanno messi quelli che allora venivano a pregarmi”: sono parole di Raffaele Cutolo riportate da Repubblica, riferite dalla moglie, Immacolata Iacone, e da Gaetano Aufiero, avvocato del boss detenuto al 41 bis a Parma. “Mi hanno usato e gonfiato il petto, da Cirillo a Moro che, a differenza del primo, hanno voluto morto e infatti mi ordinano di non intervenire: leva ‘e mani (togliti di mezzo, ndr) mi disse Vincenzo Casillo (il suo braccio destro, ucciso a Roma il 29 gennaio 1983, ndr). Poi mi hanno tumulato vivo. Sanno che se parlo cade lo Stato”. Della sua detenzione, dice di essere un “defunto in vita” di saltare anche l’ora d’aria per evitare “controlli umilianti”, “allo Stato servo così. Pensano sia ancora legato alla camorra. Ma quale camorra?”, “pagina chiusa dal 1983, quando ho sposato Tina nel carcere dell’Asinara”. Quindi aggiunge: “Non sono un pericolo. Sarei pericoloso se parlassi, ma non ce l’hanno fatta a farmi diventare un jukebox a gettone: il pentito va a gettone. Parla e guadagna. Un ulteriore oltraggio alla memoria delle vittime”. Definisce “tutti parolai i politici. L’ultimo che ho stimato è stato Berlusconi”. Infine di Pasquale Barra, il suo boia, morto di recente dice: “Ha rovinato il povero Tortora. Che Enzo Tortora era innocente lo dissi da subito. Chiesi ai magistrati di essere interrogato. Non mi vollero nemmeno sentire”.