Bombe, auto incendiate, aggressioni, minacce: complessivamente gli atti intimidatori contro sindaci, consiglieri e candidati sono stati 870 nel 2013, una situazione che si è andata aggravando nei primi quattro mesi del 2014, con 395 casi, per un totale di 1.265, 80 al mese, quasi tre al giorno.

E solo in 182 casi si è potuto risalire agli autori. Sono i risultati statistici cui è approdata la Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, che ricorda anche i 132 omicidi di politici locali dal 1974 ad oggi, più altri 11 che, a vario titolo, possono entrare in questo lungo elenco. Tra loro tre donne. La regioni più colpita è la Sicilia, seguita da Puglia, Calabria e Sardegna. Sud ed Isole rappresentano il 63% di tutti i casi nazionali. Colpisce al nord il dato di Torino, 4,4% nella provincia, così come quello nell’area di Roma, 4%; in quella di Napoli il 5,3% dei casi. Varie le ragioni implicate: non solo la mafia o motivi economici, nel nord-ovest sono prevalenti rispetto al resto dell’Italia le segnalazioni di possibili motivazioni legati a ‘movimento antagonista, no Tav, no terzo valico, ecc.’ (76% dei casi) con il Piemonte che fa registrare il 56% degli episodi di questi tipi. “Il ruolo di amministratore nel Sud e nelle Isole comporta certamente maggiori pericoli che nel resto del paese anche se non bisogna dimenticare che le ultime due vittime in ordine di tempo erano amministratori di realtà del nord Italia, Laura Prati, sindaco di Cardano al Campo in provincia di Varese e Alberto Musy consigliere comunale di Torino”, viene sottolineato nella relazione finale, approvata all’unanimità, che verrà presentato domani in Senato. L’obiettivo prevalente nelle azioni intimidatorie sono i sindaci, cui sono rivolte il 35% del totale degli episodi (446 casi). Dai dati forniti alla Commissione del Senato dalle prefetture, emerge che il 48% degli episodi si è verificato in Comuni di oltre 15 mila abitanti mentre un episodio su quattro in un piccolo comune (meno di 5.000 abitanti). Sardegna e Calabria sono le regioni dove sono più i casi in Comuni piccolissimi (meno di mille abitanti). La maggiore concentrazione di intimidazioni più gravi si è avuta in Puglia, dove si sono registrati i più numerosi episodi di auto incendiate (23%), incendi di beni privati (22%), il 38% dei casi con utilizzo di armi da fuoco e il 55% di utilizzo di ordigni esplosivi. In Sicilia si sono verificati il 25% dei casi di danneggiamento mentre la Campania ha il primato per le aggressioni (21%). La Commissione evidenzia inoltre “la vera cifra oscura del fenomeno, quello delle dimissioni, che con maggiore facilità sfuggono ad un accertamento cristallizzato: le dimissioni come effetto delle intimidazioni, del condizionamento pieno dell?attività politica ed amministrativa”, e al riguardo non ci sono dati certi: ciò che è possibile acquisire con certezza è il dato medio annuo dei Comuni italiani disciolti anticipatamente a partire dal 1993 che è intorno al 2,5% con le punte massime che riguardano la Puglia (7,4%), la Campania (6,3%) e la Calabria (5,1%).

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