“Sono milanese, ma non mi pento di aver scelto di vivere qui per il resto della mia vita”: lo ha detto un emozionato don Antonio Riboldi, 93 anni, vescovo emerito di Acerra (Napoli), nel ricevere la cittadinanza onoraria conferitagli nel corso di una seduta di Consiglio comunale straordinario, alla quale ha assistito insieme con l’attuale vescovo della diocesi, monsignor Antonio Di Donna. “Sono confuso per la stima che mi viene mostrata – ha aggiunto – non è facile trovare persone che hanno stima per un prete. E mi commuove tutta questa stima”. Monsignor Riboldi ha raccontato i sui anni contro la mafia, quando, negli anni ’60, fu inviato in Sicilia in una parrocchia del trapanese. “Per due anni feci il parroco in mezzo alla mafia – ha spiegato – e facevo le cose che fa un prete. La gente mi tollerava, mi riteneva un ‘cretino continentale’, perché dicevo le cose che non si potevano dire e fare in terra di mafia. Poi non ce la facevo più, e mi confidai con mia madre, dicendole che volevo lasciare. Lei mi disse ‘preferisco che ti ammazzino anziché tu scappi’. Ed io ho continuato, e sono stato per anni sotto scorta di due poliziotti che mi hanno seguito per tutta Italia”. La cerimonia si è celebrata nonostante le mille polemiche di questi giorni sulla data scelta per il conferimento della stessa cittadinanza, che, come ha sottolineato il vescovo Di Donna, “è stata voluta dalla Chiesa per la continuità con la festa dei santi patroni Cuono e figlio, svoltasi ieri”.
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