di Riccardo d’Antonio

In attesa della sospirata “fase due”, dell’agognato “cambio di passo”, dell’ineffabile manovra “Cresci-Italia”, di cui finora si sente solo parlare, ancora si sentono i politici accusare la fantomatica Prima Repubblica di aver creato l’immenso stock di debito, in cui l’Italia annega. Il maggiore sostenitore di questa tesi è anzi Berlusconi, che ha trascorso quasi metà degli ultimi 20 anni da inquilino a Palazzo Chigi.

Ovvio che, anche per come si sono messe le cose ultimamente tra spread e gestione delle nuove emissioni, sia suo interesse cercare di divulgare questa tesi, ma è vera? La mia risposta è no e per dimostrarlo ho analizzato l’evoluzione della serie storica mensile del debito pubblico lordo italiano. Come si vede dalla tabella riportata qui sotto, il primo governo Berlusconi entrò in carica con un debito pari a 994 miliardi di Euro (aumentato vertiginosamente nei precedenti due anni anche a causa della gravissima crisi di inizio anni ’90), più o meno la metà della consistenza odierna. Berlusconi, poi, prontamente lo aumenta negli 8 mesi in cui è in carica di quasi 75 miliardi – se avesse continuato a racimolare debiti a quel ritmo alla fine dell’anno, avrebbe totalizzato 108 miliardi in più di debito. Dini nei suoi 16 mesi di mandato riuscì ad incrementare di altri 100 miliardi il debito, al ritmo di 75 miliardi all’anno. E così via tutti gli altri governi. La colpa gravissima di tutti gli esecutivi che si sono succeduti, specialmente negli anni di vacche grasse, è stata quella di non aver utilizzato il debito contratto in generale per ammodernare lo Stato e riuscire a dotare l’Italia di tutte quelle infrastrutture, materiali e immateriali, che tanto sarebbero state utili per non doverci ritrovare con la pistola puntata alla tempia del costo crescente dell’indebitamento. Il debito italiano è stato troppo spesso utilizzato per finanziare spese correnti, secondo una pessima abitudine ereditata dai periodi di inflazione a 2 cifre, senza contare gli sprechi, la corruzione e la mala gestio tout-court. Poiché oramai è inutile piangere sul latte versato, ma viceversa è molto proficuo cercare di imparare dagli errori del passato, anche se la lungimiranza non pare essere una dote dei nostri governanti, sarebbe utile cercare di trarre alcune utili lezioni dal passato: Il debito non è stato ereditato dalla Prima Repubblica, ma è stato via via aumentato perché risultava più conveniente politicamente rimandare sine die tagli e riforme. Nessun dei governi succedutisi negli ultimi 20 anni ha veramente promosso una politica seria di contenimento del debito, preferendo distribuire contentini e mance ai propri accoliti, non rendendosi conto che questi si sarebbero trasformati in macigni sulle spalle dell’Italia nel giro di qualche anno. Le eventuali dismissioni del patrimonio statale che probabilmente sarà necessario attuare, dovranno essere accompagnate da manovre efficaci di contenimento della spesa pubblica, altrimenti risulteranno dei semplici palliativi. La cosa preoccupante è la totale assenza di un dialogo politico in merito, sembra anzi che le uniche sacche di inefficienza siano state identificate nelle pensioni (su cui si è intervenuti con una manovra pressoché ininfluente dal punto di vista della gestione del debito) e gli stipendi dei politici (su cui in realtà non si è intervenuto affatto). Senza una politica economica di rottura completa col passato e con i lacci e lacciuoli che ingessano l’economia italiana senza una sferzata di idee innovative per promuovere lo sviluppo, sarà impossibile uscire dalla spirale del debito senza un auspicabile intervento a livello europeo. Dico idee innovative proprio perché dubito che si possa fare alcunché di significativo con qualche manovra pseudo-keynesiana ripescata in qualche manuale di economia dal professor Monti, vista anche l’assenza di possibili finanziamenti. Nel mondo di oggi, non ci si può più nascondere dietro un dito per non riconoscere le proprie responsabilità: se un popolo non è in grado di richiamare ai propri doveri la classe politica nazionale (magari anche perché ostacolato in questo da una legge elettorale capestro) ci pensano i mercati, che in fin dei conti non fanno altro che interpretare e tradurre in prezzi i sentimenti comuni. La strada è ardua e forse sarebbe meglio percorrerla con alla testa un nuovo governo espressione di un parlamento bonificato dai residui di ciò che rimane delle ultime repubbliche italiane (prima, seconda o l’ultima che sembrava ben avviata sulla strada delle banane). A questo fine, sarebbe desiderabile arrivare quanto prima ad elezioni anticipate dalle quali possa emergere una figura di spicco che fondi sulla volontà popolare la legittimazione necessaria per salvare l’Italia, e non uno pseudo-tecnico, che di popolare e di risolutivo ha davvero poco e forse è addirittura espressione di una trama internazionale ordita dalla Germania, come suggeriva il Wall Street Journal.

Governo

Data Inizio

Data Fine

Debito Pubbl

Lordo Inizio

Debito Pubbl

Lordo Fine

Differenza

Differenza %

Aumento

Annualizzato

Berlusconi

8-mag-08

16-nov-11

1.666.332

1.909.192

242.859

15%

68.876,20

Prodi

17-mag-06

6-mag-08

1.573.162

1.666.332

93.170

6%

47.232,11

Berlusconi

11-giu-01

17-mag-06

1.352.881

1.573.162

220.281

16%

44.643,19

Amato

25-apr-00

11-giu-01

1.296.734

1.352.881

56.148

4%

49.742,52

D’Alema

21-ott-98

25-apr-00

1.265.185

1.296.734

31.548

2%

20.860,71

Prodi

17-mag-96

21-ott-98

1.169.905

1.265.185

95.281

8%

39.207,98

Dini

17-gen-95

17-mag-96

1.069.415

1.169.905

100.490

9%

75.470,60

Berlusconi

10-mag-94

17-gen-95

994.728

1.069.415

74.687

8%

108.177,85

Ciampi

28-apr-93

10-mag-94

877.716

994.728

117.012

13%

113.287,76

Amato

28-giu-92

28-apr-93

799.878

877.716

77.838

10%

93.456,38

Dati in milioni di Euro

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: Banca d’Italia

 

 

 

 

 

 

 

ricdant@yahoo.com

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui