E’ proprio il caso di dire che il Pd casertano è nel pallone. Da giorni infatti si parla di schemi e moduli. C’è chi predilige 4-4-2. Chi il 4-3-3. Chi il 3-5-2. E chi vorrebbe far giocare tutti, anche i panchinari schierando il 5-5-5 (la bizona) che ricorda il celebre film con Lino Banfi “L’allenatore nel pallone”, appunto. Nel vortice dei numeri Raffaele Vitale è come una pallina della roulette che gira all’infinito. Ormai stremato è pronto a dare le dimissioni da segretario provinciale. L’annuncio potrebbe arrivare stasera nel corso dell’ennesima (che palle!) riunione tra i suoi supporter e le aree che fanno capo a Nicola Caputo e Enzo Cappello. La “nuova” maggioranza, che avrebbe dovuto dar vita alla “nuova” segreteria, è un bambino che non viene alla luce. L’accordo politico-programmatico siglato già circa un mese fa si è arenato nelle secche dei numeri. Nella composizione del nuovo organismo dirigente i conti non tornano. C’è chi vorrebbe una squadra ampia, osiamo dire spropositata (16 membri). E chi spinge per un team ristretto (6-8 giocatori). Nei primi incontri, che ripetiamo risalgono a molti giorni addietro, l’intesa verteva su una segreteria snella. Poi via via, anche per la solita incapacità a decidere di Vitale, il numero è cresciuto a dismisura. Si era partiti da 8 componenti e si è arrivati addirittura a 16-17. In casa Caputo non sono stati posti veti. Fino a ieri Peppe Roseto aveva puntato il mirino sulla pari dignità politica. In altre parole “deleghe pesanti”. Oggi è lui stesso, a nome della sua area, a proporre una segreteria al massimo con 8 membri, con una novità importante che ha fatto drizzare i capelli a Vitale: coinvolgere tutte le aree del partito, dunque anche i dissidenti, e convocare al più presto la direzione. Un vero e proprio ultimatum. Che tra le righe manda un segnale chiaro al sindaco di Parete: se non chiudi entro 24-48 ore la partita della segreteria noi abbandoniamo il tavolo della trattativa. Dopo un autologoramento masochistico Vitale sembrerebbe (nel suo caso il condizionale è sempre d’obbligo) aver capito che l’intesa è sempre meno solida. E che i caputiani non esiterebbero a mandarlo a casa tornando a dialogare con i dissidenti. Anche per questo il segretario provinciale ha finalmente compreso che è necessario un colpo di mano per dare una scossa anche ai “suoi”. Nel gruppo Graziano sono emerse posizioni divergenti sui numeri. Il consigliere regionale ha spinto fin dall’inizio per una segreteria small di 6 o al massimo 8 persone. Marco Villano invece non ha mai disdegnato un organismo più ampio per un maggiore coinvolgimento, per esempio, anche di alcuni sindaci. Alla fine è passata la linea di Graziano. Senza traumi. In verità, l’ex consigliere comunale di Aversa non ha mai posto una questione di poltrone. Non a caso avrebbe manifestato a Vitale la sua indisponibilità a rientrare in segreteria. Ma se si celebrerà il matrimonio con Caputo, volente o nolente, ne farà parte. A dirla tutta, la matassa è diventata sempre più intricata anche per l’atteggiamento ondivago di Roseto in occasione dell’ultima direzione. Il caputiano, vicesegretario in pectore, non ha partecipato, assieme al suo gruppo, ai lavori. E ha avuto un incontro con i dissidenti. Per fare cosa? Lui dice per valutare se in extremis c’erano le condizioni per l’unità. In realtà si è parlato anche dell’ipotesi di far fuori Vitale. E Rosato ha accarezzato l’idea di spodestare il sindaco di Parete per prendere il suo posto. Con il mare sempre più agitato e le onde alte il segretario provinciale ha deciso di dare un colpo d’ali. Nell’incontro di stasera dirà: “O segreteria a 6 o mi dimetto”. E finalmente sapremo se i conti tornano.
Mario De Michele