La vicenda di queste ore in cui il segretario provinciale del PD, Raffaele Vitale, ha chiesto una mano a tanti sindaci per superare un momento di forte difficoltà del partito, mi obbliga a fare qualche necessaria precisazione per non essere, come altre volte, indicato appartenente a una parte piuttosto che a un’altra, essere, invece, coinvolto nella gestione delle sofferenze di una provincia sempre più ultima tra le ultime. La filiera istituzionale significa fidarsi di una guida forte che oggi ha la Regione Campania: è l’ultima occasione per cambiare verso, davvero, alcune condizioni della Campania – sanità, ambiente, lavoro – così gravi che non ci è consentito perdere tempo. È di primaria importanza il problema Caserta rispetto alle questioni dei partiti. La funzione di cerniera dei partiti è necessaria, e ciò che è accaduto in questi mesi nel PD casertano, non è stato certo un bel vedere per tante donne e tanti uomini che giorno dopo giorno si mettono in discussione per risolvere processi complicati che i territori hanno affidato nelle loro mani. Chiarisco ai tanti amici con cui mi sono confrontato in queste ore, che la mia disponibilità è limitata a un breve periodo: ricoprire il ruolo di Sindaco e impegnarsi per il partito, sono impegni che confliggono. È meglio trovare le ragioni di una necessaria unità: un partito lacerato non è attrattivo. Sono iscritto al PD e ho dato la mia disponibilità per spirito di servizio, al pari delle indicazioni ricevute in tante occasioni (Assemblea Generale del Consorzio ASI, non per nomina del PD ma perché Sindaco, Conferenza dei Sindaci nell’ASL, ANCI, e via elencando). Oserei aggiungere che, se tutti avessimo la forza di rinunciare a qualche giusta aspirazione personale (tutti siamo colpiti da questo virus), probabilmente l’unità si troverebbe in pochi secondi. Si potrebbe vincere di più se avessimo la forza e il coraggio di coinvolgere le migliori energie disponibili, ci attardiamo, invece, a fare discussioni algebriche quando sui territori restano i problemi irrisolti da decenni. Siamo alla vigilia d’importanti appuntamenti elettorali che decideranno il futuro di Terra di Lavoro e non possiamo distrarci con il conteggio delle caselle. I sindaci, quindi, rispondono a un appello (lo spettacolo di questi mesi non è stato dei più gratificanti) con l’obiettivo di rafforzare una lacerata immagine del PD, mettendo al servizio le, eventuali, competenze o sensibilità maturate governando le profonde complessità di Terra di Lavoro. Coltivo la convinzione che non sono i Sindaci il meglio che può rappresentare questo partito, ma ci sono tante donne e tanti uomini che hanno dedicato buona parte della loro vita a lottare per i diritti degli ultimi, a loro rivolgo un appello affinchè si aprano i granai e si chiudano gli arsenali.
Emiddio Cimmino
(Sindaco di San Tammaro)