Fissa una data per Pompei, Matteo Renzi: nel 2017, il 24 agosto, anniversario dell’eruzione, “dovrà finire la stagione del ritardo e del recupero dei tempi perduti, e iniziare la fase due, che proseguirà gli scavi”. E’ tutto qui il cuore del messaggio che il premier vuole lanciare con la sua presenza agli Scavi nel giorno della vigilia di Natale: “L’Italia è in grado di dire basta con le opere incompiute, con le cose lasciate a metà. E giocare finalmente la propria potenza straordinaria di Paese leader, forte, faro nel mondo”. Accompagnato dal ministro della Cultura Dario Franceschini, Renzi inaugura sei ‘domus’ restaurate. Il generale Giovanni Nistri oggi lascia l’incarico di direttore del Progetto grande Pompei al collega Luigi Curatoli, nominato ieri dal governo. E coglie l’occasione per un bilancio: a fronte di 105 milioni stanziati dall’Ue in cofinanziamento con lo Stato, cui vanno aggiunti altri 34 milioni reimpiegati, sono state bandite 51 opere per 127 milioni. Insomma, sintetizza Renzi parlando nella cornice della Basilica degli scavi: “Ci sono ancora denari da spendere e vanno spesi bene. Ma non un cantiere ha avuto un aumento di spesa e quest’anno ci sono stati 3,2 milioni di visitatori a Pompei, il 20% in più rispetto all’anno prima. Non basta. Ma già ora”, non si stanca di ripetere il premier, Pompei diventa il “simbolo del fatto che l’Italia riparte”: se prima era “sulle prime pagine, anche in modo esagerato, perché faceva notizia per i crolli, oggi fa notizia per i restauri”. Restauri compiuti grazie al lavoro di squadra – aveva sottolineato il ministro Franceschini – grazie ai quali siamo in grado di vincere le “sfide più difficili”. Nessun accenno all’attualità politica da parte del premier: (“Oggi niente, su…”, sorride ai cronisti), ma nel fare un excursus di quanto fatto nel 2015 – dal “tirare giù le tasse” all’inaugurazione, ieri, della variante di valico – torna su un’idea a lui cara: “Basta piangersi addosso. L’Italia non si è fermata, è in marcia, non si è arresa al declino”. E di fronte a un terrorismo che “vuole distruggere la quotidianità e quel che siamo, Pompei è la risposta identitaria e culturale che l’Italia offre al mondo”. Nel nostro Paese, conclude il presidente del Consiglio, “la disoccupazione è ancora troppo alta, ma è scesa di due punti in un anno. Nel 2016 dovremo proseguire con altrettanta grinta e determinazione”. A Roma, come sui territori. “Se la Campania si mette a fare quello che può fare, tira su il Pil dell’Italia”, afferma. Oggi è partita la gara per la rimozione delle ecoballe dalla terra dei fuochi: “Un lavoro – si complimenta con Vincenzo De Luca – straordinario”.
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