“Vendevano” patenti a chi era disposto a pagare circa quattromila euro. In alcune occasioni, non avrebbero neppure rinunciato a favori sessuali da parte delle candidate all’esame di guida. “Facilitavano” insomma, con un meccanismo fraudolento, gli esami per ottenere il titolo di guida. Stamattina, dopo mesi di indagini, la polizia di Frosinone ha chiuso il cerchio: venti arresti, 135 indagati, sequestro di ben novanta patenti in diverse regioni, tra le provincie di Caserta l’Aquila, Perugia, Roma, Firenze, Napoli, Novara, Bologna, Chieti, Brescia, Como, Verona, Varese, Cagliari, Latina, Lucca, Parma, Grosseto, Milano. In tre si trovano ora in carcere, diciassette ai domiciliari. Pesantissime, a vario titolo, le accuse: associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, falso in atto pubblico, sostituzione di persona, accesso abusivo a sistema informatico pubblico, frode informatica ai danni dello Stato. Un sistema illegale messo in piedi per far conseguire, revisionare o rinnovare la patente di guida. Le indagini della questura di Frosinone – in collaborazione con quelle di Roma, Napoli, Caserta e l’Aquila – hanno portato in carcere un ingegnere della motorizzazione di Frosinone il titolare di tre autoscuole, un esaminatore, anche lui della Motorizzazione della città ciociara. Ai domiciliari si trovano invece altri tre esaminatori della Motorizzazione di Frosinone, tre titolari di altrettante agenzie di scuola guida della provincia di Frosinone, due dipendenti delle autoscuole del capo del sodalizio, cinque parenti di quest’ultimo (titolari di scuole guida in provincia di Caserta) e altri quattro associati, che avrebbero avuto il compito di procacciare candidati-clienti o sostituti in occasione delle prove di teoria. Cinque le sessioni d’esame alterate, come ricostruito dagli agenti della squadra mobile di Frosinone, che hanno visto, alla fine, promuovere settanta candidati. Un’altra seduta fraudolenta non è andata “in porto” solo per l’irruzione della polizia negli uffici della Motorizzazione. Un meccanismo criminale, hanno spiegato gli inquirenti, tanto complesso quanto efficace. Che funzionava così: l’ingegnere della Motorizzazione, dietro compenso, assegnava alle prove d’esame uno dei tre esaminatori corrotti. Questi, a loro volta, remunerati illecitamente, chiudevano letteralmente gli occhi, consentendo ai complici di partecipare fraudolentemente all’esame, in quanto si sostituivano ai candidati non in grado di sostenere la prova teorica. I clienti dell’organizzazione erano per lo più egiziani, pakistani, marocchini e cinesi, che spesso non riuscivano a comprendere la lingua italiana, men che mai il codice stradale. Dalle indagini dei poliziotti è emerso che compito dell’esaminatore corrotto era quello di predisporre le postazioni, facendo in modo che il suggeritore si trovasse in mezzo agli altri candidati a cui doveva suggerire le risposte. In ogni seduta d’esame l’organizzazione riusciva a garantire la promozione ad almeno quindici candidati, purché disposti a pagare. La polizia ha anche accertato, che, dopo gli esami, nel piazzale della Motorizzazione venivano riscosse le somme pagate dai candidati che erano stati promossi. Con i venti arresti di oggi sono stati sequestrati conti correnti bancari e postali degli indagati, cinque immobili (tra ville, abitazioni e locali commerciali), due motocicli e cinque vetture. Compresa una Ferrari, costata duecentomila euro, e una Mercedes acquistata di recente a circa centomila euro.

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