Una grande corona la cui sagoma e’ tracciata da bottiglie, flaconi, contenitori e resti di altri oggetti in plastica, recuperati sul lungomare di Napoli e trasformati in arte da Tony Cragg. ‘Crown jewels’ e’ l’opera che meglio riassume la linea che caratterizza il museo Plart (Plastica in arte), che festeggia il quarto compleanno e guarda al futuro con nuovi progetti e iniziative. Lo spazio espositivo nasce nel 2008 dalla collezione dell’imprenditrice Mariapia Incutti, che presiede la fondazione Plart, e si dedica al recupero, restauro e conservazione delle opere da arte e di design in materiale plastico.

La raccolta ha 1.500 pezzi, molti dei quali di uso comune. Tra questi la corona di Cragg, realizzata nel 1981 con lo scopo di sensibilizzare al riciclo e al riuso dei materiali, molto prima che la Campania vivesse l’emergenza rifiuti. “Stiamo sviluppando un programma che prevede una maggiore apertura al territorio – spiega Incutti – abbiamo gia’ preso accordi con la Seconda universita’ di Napoli, con l’Accademia delle Belle arti e con l’ateneo Suor Orsola Benincasa. Utilizzeremo una parte dei nostri spazi per l’apertura di un bookshop e di una biblioteca. Ci sara’ poi l’ampliamento degli spazi multimediali, il restyling del sito, che sara’ agganciato ai social network e terra’ conto delle nuove esigenze dei visitatori”. A questi ultimi e’ dedicata la ‘Plart card’, una tessera attraverso la quale si potra’ diventare sostenitori della fondazione. Nel piano triennale presentato alla Regione Campania, che ha concesso alla struttura il riconoscimento di museo di interesse pubblico, c’e’ anche un progetto per formare restauratori di materiali plastici. “E’ una figura che e’ molto richiesta dal mercato proprio perche’ in Italia ne abbiamo pochissimi – fa notare Incutti – si puo’ anche pensare al recupero di pellicole cinematografiche, che finora viene effettuato solo a Milano dall’Istituto Luce”. La mission resta quindi quella di mettere insieme opere avvenieristiche, senza pero’ perdere il contatto con la realta’ e con il mondo circostante. Come accade con la mostra curata da Luciano Romano, inaugurata al Plart il 15 dicembre scorso. Un’installazione con dodici tavoli, ognuno reso unico dalla sensibilita’ artistica di diverse figure creative, tra cui designer, artista, architetto, fotografo, musicista e scrittore. Sono disposti uno accanto all’altro a formare un’iperbole, con l’ultimo che si solleva dal pavimento, con l’idea di rendere omaggio a una sedia che scende dal soffitto. Un oggetto particolare perche’ realizzato da un vecchio macchinario rimesso a nuovo dal designer olandese Dick Vander Koji, che scompone in scaglie gli oggetti recuperati dalla discarica e compone la sedia sovrapponendo piu’ strati di plastica.

 

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