NAPOLI – Bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte sui redditi. Sono i reati contestati al commercialista fiorentino Nicola Ermini, 53 anni, arrestato questa mattina dalla Guardia di Finanza su ordine della procura di Firenze. Destinatarie di misure cautelari anche altre dodici persone,

tra cui commercialisti, imprenditori, un notaio e un dipendente del ministero dello sviluppo economico. Otto le persone denunciate. Confiscati beni per 4,5 milioni di euro. Secondo l’accusa Ermini, tesoriere della Margherita e membro del collegio sindacale della centrale del latte di Firenze nel 2007, coinvolto nel crac della banca Romanelli avvenuto nel 2003, avrebbe commesso gravi irregolarità nella gestione della ditta edile Tecnorent, con sede a Firenze e fallita nel 2009, di cui era il legale rappresentate. Secondo quanto accertato dagli investigatori, coordinati dai pm Giuseppe Soresina e Angela Pietroiusti, nel 2006 la società avrebbe realizzato fittizi aumenti di capitale. In un caso con l’acquisizione di un ramo di un’azienda edile campana, la Fratelli Esposito snc, il cui valore, 835.000 euro, si è basato su una perizia contenente dati non veritieri. In un’altra occasione, attraverso il conferimento di obbligazioni di una società mineraria spagnola, il cui valore era di fatto pari a zero. Ancora, distraendo dalle casse sociali 235.000 euro, sotto forma di compensi mai approvati dall’assemblea dei soci. Sempre secondo quanto spiegato, Ermini, che risulta titolare di circa 75 partite Iva, si è spogliato formalmente di tutti i suoi beni, tra cui due immobili di prestigio nel centro di Firenze, in modo da sottrarli alle riscossioni forzose da parte del fisco, intestandoli a tre prestanome: Denis del Greco, 23 anni, finito agli arresti domiciliari, il padre Samuele del Greco, 43 anni e il nonno Giancarlo, entrambi sottoposti ad obbligo di dimora nel comune di Firenze. Essenziale la complicità di un notaio residente a Firenze, Giuseppe Greco, 62 anni, agli arresti domiciliari. Nell’ambito dell’operazione, denominata “colletti bianchi” sono finiti ai domiciliari anche gli imprenditori campani Felice Esposito, Giuseppe Esposito, Marco Longobardi e Giuseppe Esposito, oltre ai commercialisti Diego Lambertini e Francesco Mazzeo, entrambi residenti in Campania. Interdetto dall’albo un altro commercialista di Napoli. Ai domiciliari, per il reato di corruzione, anche il dipendente pubblico Valter Canavese, 51 anni, accusato di aver ricevuto somme di denaro per favorire le persone coinvolte nel fallimento.

 

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