Cinque anni di reclusione per corruzione per Giuseppe Esposito, il presunto boss della camorra radicato a Monza ma ritenuto affiliato al clan napoletano Gionta-Mariano, accusato di corruzione nell’ambito di assegnazioni dirette di appalti per lavori edili per il Comune di Monza. Questa la richiesta di condanna formulata questa mattina in tribunale a Monza dal pm Salvatore Bellomo, nell’ambito del processo su sei appalti del Comune di Monza ritenuti illeciti dalla Procura. Vicenda questa che ha visto accusato di corruzione anche l’ex assessore al patrimonio del Comune di Monza Giovanni Antonicelli (che ha già patteggiato la pena). Gli appalti contestati, secondo l’accusa assegnati ad Esposito su indicazione dell’assessore, riguardano lavori di riqualificazione al cimitero di Monza e a case popolari, tutti affidati alla Pi.Gi.Emme amministrata da Stefania Giorgini, per cui l’accusa ha chiesto una condanna a tre anni, ma di fatto riconducibile ad Esposito. Per l’accusa, Antonicelli ha personalmente favorito Esposito dal 2009 al 2011, in cambio di voti. Nella sua requisitoria il sostituto ha spiegato che “vi sono stati affidamenti diretti di appalti da 20 a 40mila euro, in un’intercettazione telefonica Giorgini parla di assegnazioni pro forma, tanto sapevano già di dover fare i lavori”. Secondo il magistrato, Antonicelli affidava direttamente gli appalti ad Esposito in cambio di voti e in aula ha citato un’altra intercettazione: “Antonicelli parla di cosa è cambiato nel mondo della corruzione politica, e afferma che mentre prima si davano le mazzette oggi ci si è evoluti, si scambiano favori”. Prima della sospensione dell’udienza il Comune di Monza, parte civile a processo, ha chiesto un risarcimento di centomila euro per il danno all’immagine e una provvisionale di 50mila euro. Nel pomeriggio sono previste le arringhe della difesa.