Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di due persone (una in carcere e l’altra ai domiciliari), emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è stata eseguita dalla Guardia di Finanza di Capua. Gli indagati sono ritenuti l’organizzatore e un componente di una associazione per delinquere finalizzata ad una “insidiosa frode fiscale” nel settore della compravendita di autovetture di lusso provenienti dall’estero. C’è stato inoltre un sequestro preventivo di beni per un valore di oltre mezzo milione di euro.  L’attività di indagine, denominata ‘Foreign Cars’ ha permesso di individuare e neutralizzare un gruppo criminale, operante a Santa Maria Capua Vetere, che ha commercializzato, solo dal 2014 al 2017, centinaia di veicoli di provenienza comunitaria in totale evasione d’imposta, immatricolate in Italia grazie a fatture false. L’organizzatore della frode, secondo il gip, è Raffaele Perrino, 56enne, che ha utilizzato 8 società italiane e 3 con sede in Repubblica Ceca, tutte intestate a prestanomi compiacenti ed evasori fiscali. L’organizzazione agiva in due modi: si compravano le auto da Germania, Belgio e Repubblica Ceca in sospensione d’imposta attraverso le società commerciali italiane e poi le fatture rilasciate dalle concessionarie estere venivano falsificate indicando falsamente quale acquirente il soggetto privato italiano a cui veniva rivenduta l’auto. In pratica risultava pagata all’estero con la relativa Iva che però non era mai stata assolta. Oppure si faceva addirittura figurare fittiziamente nella fattura quale venditore una società con sede a Praga, inserendo anche in questo caso l’Iva relativa come assolta all’atto della vendita in territorio estero. Complessivamente sono 12 i soggetti indagati tra i quali anche le ‘teste di legno’ che si sono prestate all’intestazione delle società. Nei guai anche due segretarie che hanno materialmente predisposto la documentazione falsa, distruggendola, su indicazione di Perrino, al termine di ogni giornata lavorativa così da non lasciare alcuna traccia. Decisivo ai fini dell’indagine il blitz della Finanza nel capannone utilizzato come base operativa che ha permesso anche di acquisire alcuni supporti informatici e apparati di telefonia mobile che hanno svelato le numerose operazioni illecite. Nell’indagine è emersa anche la complicità di un militare appartenente alla Guardia di Finanza, indagato per rivelazione di atti coperti da segreto d’ufficio in quanto avrebbe agevolato il Perrino sia nell’attività illecita, sia nel tentativo di vanificare gli approfondimenti investigativi in corso. L’altro indagato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari è uno dei più stretti collaboratori di Perrino, il 56enne Franco Emilio Viti.

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