Ennesimo colpo di scena nella vicenda housing sociale di Sant’Arpino. A rompere gli indugi, con un tackle che potrebbe risultare decisivo ai fini dell’esito finale della partita, è Fabiana Lucadamo. Il segretario comunale ha scritto oggi (13 maggio) una nota di ben 9 pagine per chiedere al responsabile dell’Utc Vito Buonomo di rivalutare la determina dirigenziale con la quale è stata accolta la richiesta dell’imprenditore Santolo D’Ambra di cedere al Comune immobili diversi rispetto a quelli inizialmente individuati (4 appartamenti al posto di 3). Il provvedimento di Buonomo aveva indotto l’assessore Salvatore Lettera a sollevare per iscritto una serie di criticità con annessa richiesta di chiarimenti urgentissimi. Per sbrogliare la matassa l’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Dell’Aversana ha incaricato l’avvocato Luca Tozzi per un parere pro veritate. In buona sostanza il legale ha ritenuto fondati tutti i rilievi mossi da Lettera suggerendo all’ente la revoca in autotutela della determina e l’avvio di un accurato approfondimento tecnico prima di adottare qualsiasi decisione riguardante il comparto C2 Nord Ovest dell’housing sociale. A strettissimo giro è giunta la risposta di Buonomo che, assumendosi tutta la responsabilità dell’atto, ha ribadito la validità e la legittimità del provvedimento. Ma il segretario comunale, dopo aver acquisito l’intera documentazione, ha dato torto in tutto e per tutto al capo dell’Utc. Oltre che allo stesso Buonomo, la nota di Lucadamo è stata inviata alla Prefettura di Caserta, all’Anac, alla Procura della Repubblica Napoli Nord, alla Corte dei conti, ai carabinieri di Sant’Arpino e per conoscenza ai componenti della giunta e al comandante della polizia municipale. Per il segretario comunale le criticità evidenziate dall’avvocato Tozzi sono tutte basate su riscontri normativi e giurisprudenziali. Lucadamo condivide il vizio “genetico” sollevato dal legale in merito alla determina nella parte in cui Buonomo attribuisce un maggiore valore agli immobili che D’Ambra propone di cedere al Comune rispetto a quelli inizialmente individuati. Così come rimarcato da Tozzi, anche il segretario comunale asserisce che il responsabile dell’Utc ha adottato il provvedimento “in assenza di una specifica istruttoria e di una specifica motivazione”. In altre parole si configurerebbero, secondo Lucadamo, sia la violazione e la falsa applicazione dell’articolo 17 della convenzione tra ente locale e il Consorzio attuatore, sia il vizio istruttorio. Nella nota si legge inoltre che “desta non poche perplessità la circostanza per cui la determina sia limitata a disporre una mera presa d’atto di quanto rappresentato da D’Ambra. Il segretario comunale sposa in pieno anche un altro punto cardine del parere pro veritate di Tozzi: l’accoglimento della richiesta dell’imprenditore sarebbe dovuta passare attraverso l’adozione di un atto amministrativo di secondo grado e con un provvedimento di variante al permesso di costruire. Da qui la richiesta di Lucadamo di procedere “alla revoca in autotutela della determina al fine di provvedere ad un’adeguata istruttoria tecnica”. Il responsabile Anticorruzione e Trasparenza sollecita Buonomo affinché si adoperi “ad un’attenta e puntuale verifica” delle altre criticità poste dall’avvocato Tozzi. In primis l’avvenuta realizzazione delle opere di urbanizzazione e le compravendite di immobili dell’housing sociale. Come si muoverà adesso il capo dell’Utc? Difficile prevederlo. Ma siamo certi che la guerra non finisce qui.

(continua…)    

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