“Non credo sia un complotto della magistratura ne’ dei servizi segreti che conosco bene avendo fatto il ministro dell’Interno. Solo noi dobbiamo fare mea culpa perche’ non abbiamo saputo controllare”. Lo ha detto Roberto Maroni a ‘Porta a porta’. “Il 2 giugno si terra’ il congresso della Lombardia, il 3 quello del Veneto e poi tra fine giugno e inizio luglio si terra’ il congresso federale” ha annunciato Maroni. “Tutto questo era imprevedibile fino a tre mesi fa – ha aggiunto – quindi anche se ora sono addolorato, alla fine questa cosa puo’ portare un rinnovamento e un cambiamento.
Il congresso federale non si teneva da 10 anni”. Francesco Belsito e Rosi Mauro fuori dalla Lega aveva annunciato Maroni martedi’ alla serata dell’orgoglio leghista. L’ex ministro dell’Interno ha parlato da leader e dettato l’agenda delle prossime settimane. Non e’ passato inosservato, ai piu’, il suo richiamo allo spirito del 1991, alla Lega “potentissima” invocata allora da Umberto Bossi, segretario della Lega lombarda, per conquistarsi i voti del Veneto. Cosi’ come la richiesta di tenere il consiglio nazionale della Liga Veneta “lo stesso giorno” di quello lombardo. Maroni ha parlato ai veneti (presenti con una folta rappresentanza di militanti, oltre che dirigenti), spiegano fonti parlamentari leghiste, per dire che sara’ un “segretario di equilibrio”. In Lega, i ‘maroniani’ danno per scontata la candidatura e conseguente vittoria del Bobo al congresso federale. E le indiscrezioni sulle intenzioni di Bossi di sostenere Luca Zaia sono ritenute poco rilevanti. “Zaia e’ uno sponsor di Maroni”, si spiega, “Bossi potrebbe anche appoggiare la sua candidatura, ma questo non cambierebbe le cose”. “Bossi non si rassegnera’, lottera’ fino all’ultimo secondo, di sicuro non stara’ alla finestra, ma mettera’ in campo qualche strategia per arginare Maroni”. Anche se in Lega, nulla e’ scontato, non e’ chiaro, pero’, quale via e quali alleanze lo storico leader padano possa tentare in questo momento di particolare debolezza personale e familiare. Di certo, il continuo insistere del segretario nazionale della Liga veneta, Gianpaolo Gobbo (oggi presente in Bellerio, insieme a Manuela Dal Lago e al sindaco di Verona, Flavio Tosi) sull’ipotesi ‘Zaia segretario federale’ appare ai ‘rottamatori’ come un “tentativo di preservare lo status quo”. Domani si terra’ il primo federale della storia della Lega che non sia una mera ratifica delle decisioni gia’ prese da Umberto Bossi. Solo una decina di giorni fa, nell’ultimo federale pre-scandalo, il giorno prima della perquisizione in via Bellerio, il ‘capo padano’ aveva bloccato un tentativo di accelerare la convocazione del congresso federale, si racconta ora. Il massimo organo decisionale si era riunito per approvare i regolamenti dei congressi nazionali (regionali) e qualcuno aveva presentato una bozza in cui si chiedeva che in quella occasione i congressi eleggessero anche i delegati al federale, per accelerare i tempi. Peccato che questa parte sia sparita, per volere di Bossi, dalla versione finale del testo. Passati i dieci giorni che hanno sconvolto la Lega, tutto e’ cambiato. E, domani, con tutta probabilita’, l’assise deliberera’ l’anticipazione a fine giugno del congresso per l’elezione del nuovo segretario federale(fino ad allora e’ in carica il triumvirato composto da Maroni, Dal Lago e Roberto Calderoli), oltre all’espulsione dell’ex tesoriere Belsito, indagato per riciclaggio, appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato, e, cosa impensabile fino a pochi giorni fa, della vice presidente del Senato, Rosi Mauro, accusata di aver usato i soldi della Lega per esigenze personali. La motivazione per la quale la Mauro, una delle persone piu’ vicine a Bossi e alla sua famiglia, sara’ espulsa dal partito, spiegano fonti autorevoli, sara’ che “ha disatteso le indicazioni dello stesso Bossi di non andare in tv e di dimettersi”. Mentre lo scandalo si allarga, con l’apertura di inchieste da parte di altre Procure (Bologna e Reggio Emilia), dal federale non dovrebbero arrivare altri provvedimenti disciplinari. Si esclude, infatti, che sia al vaglio una richiesta di espulsione del figlio di Bossi, Renzo, che, sospettato di essersi pagato studi e auto con i soldi del Carroccio, si e’ dimesso da consigliere regionale lombardo. “Non ci saranno altri provvedimenti, significherebbe confermare che e’ in atto una ‘caccia alle streghe’ come sostengono alcuni”, si spiega. Intanto, Maroni oggi si e’ recato in Procura a Milano, accompagnato dal nuovo tesoriere, Stefano Stefani. L’ex ministro dell’Interno ha spiegato che sara’ una societa’ esterna a esaminare i bilanci della Lega e che il movimento si costituira’ parte civile. “Era una mossa assolutamente dovuta”, spiega un parlamentare a lui vicino, “non vuole essere di nocumento alle indagini e capire come puo’ collaborare”.