A quasi tre mesi dall’alluvione che sommerse la Romagna, è finita la tregua istituzionale: è scontro aperto fra governo e Regione, fra la premier Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini e, di conseguenza, fra Fdi e Pd. E’ scontro sulle cifre, sul metodo e su quello che si è fatto o non si è fatto per rimettere in sesto il territorio in vista della stagione autunnale e per ristorare famiglie e imprese colpite dai danni. Ed è uno scontro destinato a durare e inasprirsi, con l’orizzonte delle prossime elezioni regionali che si svolgeranno al massimo all’inizio del 2025. La lunga e dettagliata lettera di spiegazioni che Giorgia Meloni ha spedito a Bonaccini, che da settimane lamenta, insieme ai sindaci, l’esiguità delle risorse messe a disposizione, si è trasformata in un frontale attacco politico a un presidente di Regione che è presidente anche della principale forza politica di opposizione. “Non ho avuto modo – scrive la premier rivolgendosi a Bonaccini – di leggere da parte sua alcuna parola di sostegno” all’azione del governo sull’alluvione, “anzi. Ho letto che Lei, nella Sua veste di presidente di Regione nonché di sub commissario alla ricostruzione, ha ripetutamente affermato che sul territorio non sarebbe arrivato sino ad oggi neanche un euro. Non bisogna cedere alla fretta ed alla frenesia che pare rispondere al desiderio di qualcuno di avere un po’ di visibilità, alimentando polemiche inutili”. Sembrano molto molto lontani, insomma, i momenti immediatamente successivi all’alluvione, con le visite di Meloni in Romagna, insieme anche alla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen e alla reciproca esibizione, da parte di Bonaccini e Meloni, di un fair play istituzionale e di un concorde spirito di collaborazione, incrinato però non appena il governo decise di nominare come commissario il generale Francesco Paolo Figliuolo, anziché il presidente della Regione, sconfessando, nei fatti- è l’accusa – il metodo seguito per la ricostruzione del terremoto in Emilia del 2012. “La fretta che Meloni mi imputa – ha replicato Bonaccini – in realtà, è quella dei nostri concittadini. Che tutto meritano fuorché polemiche sterili tra istituzioni o il fatto che non debbono lamentarsi perché molto sarebbe già stato fatto. Purtroppo non è così, la premier può senz’altro chiedere direttamente a famiglie e imprese”, rinnovandole l’invito a un confronto allo stesso tavolo, per fare il punto sulle risorse e individuare soluzioni. Lo scontro è però anche sulle cifre: il governo, dice Meloni nella sua lunga lettera, ha già stanziato 4,5 miliardi per la ricostruzione delle zone alluvionate e questa iniziativa non si esaurisce qui. Uno degli obiettivi che l’esecutivo ribadisce è anche quello, oltre alla messa in sicurezza e alla ricostruzione delle infrastrutture, di risarcire tutti i privati che hanno subito danni. Per questo motivo non sarebbe corretta – secondo Meloni – l’informazione secondo la quale non si sarebbe visto un euro. Una lettura che però, secondo Bonaccini, non corrisponde alla realtà. “A oggi – è la sua replica – gli unici contributi arrivati ai cittadini sono quelli decisi da Regione e Protezione civile nazionale, mentre famiglie e imprese attendono gli indennizzi. I due Decreti adottati dal Governo hanno definito una serie di misure che però, lo si chieda ai cittadini, in questo momento non risultano funzionare, né per il ritorno alla normalità delle famiglie, né per la ripartenza positiva delle imprese”. Questione, quest’ultima, che secondo Bonaccini rischia di abbattersi con effetti pesanti su una delle aree più produttive del paese: “la stragrande maggioranza delle imprese – prosegue – non solo non ha ricevuto un euro di indennizzo, ma neppure sa come approntare le perizie necessarie per ottenere in futuro il pieno risarcimento dei danni. E non sapere ancora, dopo tre mesi, come richiedere i rimborsi è semplicemente incredibile”. “La fretta che Meloni mi imputa, in realtà, è quella dei nostri concittadini. Che tutto meritano fuorché polemiche sterili tra istituzioni o il fatto che non debbono lamentarsi perché molto sarebbe già stato fatto. Purtroppo non è così, la premier può senz’altro chiedere direttamente a famiglie e imprese”. Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini risponde così alla lettera di Giorgia Meloni, in una risposta firmata con i sindaci di Bologna, Ravenna e Cesena, Matteo Lepore, Michele de Pascale e Enzo Lattuca, nella loro qualità di presidenti di Provincia. “A oggi gli unici contributi arrivati ai cittadini sono quelli decisi da Regione e Protezione civile nazionale, mentre famiglie e imprese attendono gli indennizzi. I due Decreti adottati dal Governo – dice – hanno definito una serie di misure che però, lo si chieda ai cittadini, in questo momento non risultano funzionare, né per il ritorno alla normalità delle famiglie, né per la ripartenza positiva delle imprese. Continuiamo a chiedere di vederci, certi che molti problemi possano essere risolti, individuando insieme le soluzioni migliori e più celeri a beneficio degli emiliano-romagnoli”. “Così come nessuno disconosce il valore di quanto fatto per attivare gli ammortizzatori sociali o l’accesso al credito di una parte, sia pur ristrettissima, di aziende, così come per quelle dell’export. Ma la stragrande maggioranza delle imprese ad oggi – ha continuato Bonaccini – non solo non ha ricevuto un euro di indennizzo, ma neppure sa come approntare le perizie necessarie per ottenere in futuro il pieno risarcimento dei danni. E non sapere ancora, dopo tre mesi, come richiedere i rimborsi è semplicemente incredibile”. “Abbiamo avanzato anche proposte costruttive – scrivono – che permetterebbero di destinare subito oltre un miliardo di euro agli indennizzi di cittadini e imprese. Nodi che contiamo di poter sciogliere insieme confrontandoci di persona, in uno spirito, ripeto, di collaborazione”. “Chi amministra è a contatto quotidianamente con i bisogni dei cittadini e delle imprese. Ci sarebbe piaciuto che nella lettera della presidente Meloni ci fosse stato un accenno a provvedimenti futuri in favore di chi è stato colpito da un’alluvione che, come dimostrano recenti rapporti, ha determinato danni ingentissimi. Nei nostri territori i cittadini stanno vivendo nell’incertezza più totale e sentono forte la paura di essere dimenticati, di non essere considerati”. Lo ha detto il sindaco di Lugo (Ravenna), Davide Ranalli, commentando la lettera inviata dalla premier Giorgia Meloni al presidente della Regione Stefano Bonaccini sulla questione alluvione. “C’è chi, dopo l’alluvione, ha vissuto un tornado di dimensioni mai conosciute in questo territorio ed è alle prese con tetti scoperchiati, alberi divelti, auto distrutte. C’è un tema legato al tempo che è un fattore determinante per dare respiro a questa terra ferita. La lettera della Presidente – ha aggiunto Ranalli – ci sembra più una risposta piccata dove si elencano stanziamenti che per ora non hanno determinato cambiamenti in una situazione che sta diventando progressivamente più drammatica. I colleghi sindaci hanno avanzato proposte, se non le si vuole considerare si diano alternative ma soprattutto si agisca. Ce lo dice il contatto diretto con chi, ogni giorno con grande dignità, ci chiede aiuto”, ha concluso il primo cittadino.
Home Primo Piano Primo Piano Alluvione in Emilia Romagna, scontro Meloni-Bonaccini sui fondi per la ricostruzione: “Cerca...