“La Commissione europea ha versato oggi la quarta rata di 16,5 miliardi di euro all’Italia” del Pnrr. “Il pagamento è frutto del conseguimento, accertato dall’Unione europea, di tutti i 28 obiettivi e traguardi legati alla quarta rata”. Lo annuncia una nota di Palazzo Chigi sottolineando che “tali obiettivi e traguardi riguardano misure necessarie per proseguire l’attuazione delle riforme in materia di giustizia e pubblica amministrazione, nonché importanti riforme nei settori dell’inclusione sociale e degli appalti pubblici”. “I principali investimenti – spiega la nota di Palazzo Chigi – sono legati alla digitalizzazione, in particolare per quanto riguarda la transizione dei dati delle pubbliche amministrazioni locali verso il cloud, lo sviluppo dell’industria spaziale, l’idrogeno verde, i trasporti, la ricerca, l’istruzione e le politiche sociali”. “Come preannunciato dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – si legge ancora nella nota -, il pagamento della quarta rata è avvenuto entro il 2023 e porta il totale delle risorse PNRR ottenute finora dall’Italia a circa 102 miliardi di euro, corrispondenti a più della metà delle risorse totali del Piano. Ciò dimostra i grandi progressi fatti dall’Italia nel raggiungimento delle misure previste”. “Sulla base del Piano così come recentemente modificato dal Consiglio Ue – conclude -, il Governo Meloni proseguirà nell’opera di piena e tempestiva attuazione del PNRR, nel quadro della continua e stretta collaborazione con la Commissione europea”. Pochi giorni ancora per raggiungere il secondo tempo della lunga sfida dell’attuazione del Pnrr con ormai in tasca le prime quattro rate del suo maxi-piano, a quota cento miliardi nei finanziamenti incassati fin qui sui 194,4 a disposizione dal Next Generation Eu. Ma l’attesa è rivolta anche alla richiesta del pagamento della quinta rata da 10,5 miliardi: tutti i 52 obiettivi previsti, aveva annunciato la settimana scorsa il ministro responsabile Raffaele Fitto, sono stati raggiunti. Ora non resta che aspettare l’esame di Bruxelles. Due tappe vitali per l’Italia per non perdere slancio sui progetti e le riforme da portare a termine entro il 2026. Ma anche, nel monito del ministro Giancarlo Giorgetti, per ottenere più flessibilità nell’immediato futuro sul rientro del debito scolpito nel nuovo Patto di stabilità appena concordato in Ue. Giunto ormai alla soglia della metà delle dieci rate previste dal cronoprogramma, il Pnrr è nel vivo della fase di spesa. E il sì di Palazzo Berlaymont ai 21 milestone e ai 7 target della quarta tranche – ufficializzato il 28 novembre – nelle prossime ore diventerà realtà dopo un lungo percorso di verifica complicato anche dalle criticità del passato, legate ai ritardi sui nuovi alloggi per studenti previsti nella terza rata. A missione compiuta – con l’Ue e il governo che avevano concordato di dilazionare l’obiettivo (e i 500 milioni correlati) alla quarta tranche – l’Italia è diventata la prima tra i Ventisette a ricevere il via libera al quarto pagamento, con la Spagna a ruota che a dicembre ha avanzato la sua richiesta. Ora la radiografia della quinta rata – rivista dopo l'”operazione realismo” condotta per ridisegnare il piano originario targato Mario Draghi – mostra 52 obiettivi da raggiungere contro i 69 previsti all’inizio. E tra loro figurano gli appalti da aggiudicare del settore idrico, l’elettrificazione della rete ferroviaria nel Mezzogiorno e la tratta ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, ma anche interventi per il potenziamento delle condotte e per la realizzazione degli impianti per la valorizzazione dei rifiuti, l’entrata in vigore della riforma dell’organizzazione del sistema scolastico e traguardi per la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Tutti obiettivi dai quali, dopo lo storico accordo all’Ecofin sulla riforma del Patto di stabilità, passa anche il futuro dialogo sull’asse Roma-Bruxelles per concordare una traiettoria di rientro del debito capace di non soffocare gli investimenti. Il modello dei piani nazionali ritagliati ad hoc è, nella visione dell’esecutivo di Ursula von der Leyen, la strada da seguire per superare l’austerità e rendere i governi più responsabili delle loro finanze pubbliche. I Paesi che presenteranno un deficit oltre il 3% saranno chiamati quindi a concordare cicli di rientro del debito quadriennali sulla base della spesa primaria netta (senza contare dunque gli interessi sul debito), estendibili a sette anni per chi certificherà i suoi sforzi di investimento e riforma volti a mettere a terra i piani di ripresa e resilienza. E questo, è l’impegno di Giorgetti, significa “rispettare il Pnrr”.