Israele non respinge l’accordo con Hamas, che “è ciò che abbiamo concordato. Non è un buon accordo ma vogliamo con forza il rilascio degli ostaggi. Tutti”. Lo ha detto al Sunday Times – ripreso dai media israeliani – Ophir Falk, consigliere capo per la politica estera del premier Benyamin Netanyahu. Secondo Falk l’intervento del presidente Usa Joe Biden di venerdì scorso è stato “una decisione politica”. “Ci sono ancora molti dettagli da definire e questo include che non ci sarà un cessate il fuoco permanente fino a che tutti gli obiettivi di Israele non saranno raggiunti”, Ieri Osama Hamdan, alto rappresentante di Hamas nel Libano, ha detto da parte sua che “la dichiarazione e l’appello del presidente Joe Biden a raggiungere un accordo sono positivi, ma un accordo non può essere raggiunto con semplici speranze. Abbiamo bisogno di testi chiari che realizzino ciò che vogliamo e ciò che abbiamo chiesto, e che Israele li accetti apertamente e francamente e non in modo evasivo”. “Serve un accordo completo con un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze israeliane da Gaza e la ricostruzione. La dichiarazione dei mediatori riflette un tentativo serio, ma dobbiamo conoscere la posizione israeliana”, ha aggiunto. Secondo i media egiziani oggi si terrà un incontro tra delegazioni del Cairo, di Israele e Stati Uniti sulla crisi a Gaza “Hamas considera positivamente” la roadmap israeliana verso un cessate il fuoco annunciata da Biden, dopo quasi otto mesi di guerra a Gaza. “Hamas considera positivamente” i contenuti del discorso di Biden di venerdì in merito a “un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze israeliane da Gaza, la ricostruzione e lo scambio di prigionieri”, ha affermato il movimento islamista palestinese in una dichiarazione. Ma anche se i leader di Hamas all’estero hanno espresso sostegno alle proposte di Israele avanzate da Biden, hanno ricordato che comunque la risposta definitiva sta a Yahya Sinwar e Mohammed Deif, capi della fazione islamica a Gaza. Lo ha riferito Haaretz, secondo cui fonti interne di Hamas hanno affermato di essere in attesa di ricevere un documento ufficiale dal Qatar. Sono Sinwar e Deif, capo delle Brigate Qassam, ala militare di Hamas – hanno spiegato – che devono attuare i dettagli dell’accordo, compreso il rilascio degli ostaggi. Sempre secondo Haaretz, la Jihad islamica – altro gruppo che ha in mano ostaggi israeliani – ha fatto sapere che sta esaminando lo schema presentato da Biden ma di guardarlo con “sospetto” visto che ha il favore del governo israeliano. E il premier israeliano Netanyahu, in un comunicato diffuso dal suo ufficio, ha affermato che “le condizioni di Israele per porre fine alla guerra non sono cambiate: la distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas, la liberazione di tutti gli ostaggi e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele”. Netanyahu ha sottolineato che “secondo la proposta, Israele continuerà a insistere sul fatto che queste condizioni siano soddisfatte prima che venga messo in atto un cessate il fuoco permanente. L’idea che Israele accetti un cessate il fuoco permanente prima che queste condizioni siano soddisfatte è un non-inizio”. E il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, ha detto che il governo di Netanyahu deve accettare lo schema di accordo sugli ostaggi presentato da Biden. “Il governo – ha scritto Lapid su X – non può ignorare l’importante discorso di Biden. C’è un accordo sul tavolo e va preso”. Poi ha ricordato a Netanyahu che il suo governo “ha una rete di protezione” da parte dell’opposizione se la destra radicale di Itamar Ben Gvir e Bezale Smotrich dovesse decidere di uscire dalla maggioranza in contrasto con l’intesa. Lo Stato ebraico, ha annunciato Biden “ha proposto ad Hamas una roadmap per il cessate il fuoco”. La proposta, ha spiegato, si compone di tre fasi: la prima, di sei settimane, con “un cessate il fuoco pieno e completo, il ritiro delle forze israeliane da tutte le aree popolate di Gaza e il rilascio di un certo numero di ostaggi tra cui donne, anziani, feriti in cambio di centinaia di prigionieri palestinesi”. In questo frangente i civili palestinesi potranno tornare alle loro case e ai loro quartieri in tutte le aree di Gaza, compreso il nord, ha aggiunto il presidente americano, precisando che aumenteranno gli aiuti umanitari. La fase due “prevede la cessazione definitiva delle ostilità in base ai negoziati che avverranno nella fase uno”. Infine la fase tre, nella quale “inizierà un importante piano di ricostruzione” della Striscia. L’accordo, ha aggiunto il capo della Casa Bianca, “porterà tutti gli ostaggi a casa, renderà sicuro Israele e creerà un governo migliore per Gaza senza Hamas al potere. L’intesa pone le basi per una soluzione politica che offra un futuro migliore sia agli israeliani sia ai palestinesi”. Un percorso chiaro, a giudizio di Biden, che sembra costringere ad Hamas a dare una risposta altrettanto chiara. Netanyahu ha confermato di aver autorizzato la squadra negoziale a “presentare uno schema per raggiungere la liberazione degli ostaggi”, ma l’ufficio del primo ministro ha precisato che “la guerra non finirà finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi prefissati”, compresa “l’eliminazione dei miliziani e del governo di Hamas”. L’intervento del presidente Usa è arrivato il giorno stesso in cui l’Idf ha annunciato per la prima volta, dopo settimane di combattimenti, di essersi spostato nel centro di Rafah. Il portavoce militare ha dato conto di una “evoluzione” graduale nella battaglia in corso nella città più a sud di Gaza. L’operazione riguarda anche il ‘Corridoio Filadelfia’, la striscia di terra che a Gaza corre lungo il confine con l’Egitto ora sotto controllo israeliano e dove cresce la pressione. L’obiettivo dell’esercito, ha spiegato il portavoce, è quello di sradicare le strutture di Hamas anche con forze speciali che sono in azione con operazioni “mirate” dalla periferia del centro. Rafah resta dunque uno snodo strategico non solo dal punto di vista militare ma anche, nel suo valico, per l’ingresso degli aiuti umanitari nell’enclave palestinese. L’Egitto ha denunciato che Israele avrebbe respinto i camion con gli aiuti per Gaza inviati dall’Egitto al valico di Kerem Shalom, dove avvengono i controlli di sicurezza. La ragione, secondo le fonti del Cairo, sarebbe proprio la ripresa degli scontri armati tra Israele e Hamas nell’area e vicino a Rafah sul lato palestinese. Le stesse fonti hanno poi aggiunto che gli addetti del terminal di Rafah sul lato egiziano hanno confermato il ritorno, per questo motivo, di decine di camion di aiuti umanitari ai magazzini logistici dello scalo.