Grande sorpresa, naturalmente. E un gran sospiro di sollievo. La destra radicale di Marine Le Pen non avrà i numeri per governare la Francia. “Emmanuel Macron politicamente ha vinto la scommessa”, sintetizza un diplomatico a pochi minuti dalla pubblicazione degli exit poll. Bruxelles, insomma, incassa con favore il risultato. Anche se ora dovrà fare i conti con uno scenario tutto da decifrare. “Il nuovo mal di testa? Si chiama Jean-Luc Mélenchon”, azzarda un’altra fonte di un Paese dell’Europa centrale. L’amara realtà, infatti, è che la Francia entra in un periodo d’instabilità politica che rischia di avere ripercussioni nefaste sul progetto europeo, anche perché – come evidenziano diverse fonti europee – il Nouveau Front Populaire (Nfp) ha al suo interno forze variegate, con programmi di governo contrastanti e a tratti non meno “preoccupanti” del Rassemblement National. Ad esempio l’abolizione della riforma delle pensioni varata da Macron. “Se la Francia non proseguirà con le riforme il bilancio rischia di andare fuori controllo e la Commissione a quel punto cosa farà?”, si domanda un diplomatico di rango. Già. Il debito della Francia ormai è alto, oltre il 100% del Pil, e l’esecutivo blustellato ha ordinato a Parigi di contenere il deficit, che nel 2023 è schizzato al 5,5%, quasi il doppio del limite del 3% fissato dall’Ue. Se si vuole dunque seguire le regole fissate dal nuovo Patto saranno necessarie correzioni importanti, altamente in contrasto con la lista dei sogni sia delle forze di sinistra sia del Rassemblement National. Dunque. Alla peggio uno scontro Parigi-Bruxelles sul rispetto dei vincoli, alla meglio un atto di responsabilità sotto il costante bombardamento dei lepenisti. “Questo risultato potrebbe essere meglio nel breve termine ma forse peggio in prospettiva”, analizza un’altra fonte. “Marine Le Pen potrebbe avere la strada spianata all’Eliseo”. Il vero incubo era però una Francia ostile al progetto europeo, con un’agenda strategica (approvata dal Consiglio) che in realtà richiede più cooperazione, non meno. Sia che si tratti di difesa, competitività, sostegno all’Ucraina, instradare l’allargamento ai nuovi aspiranti membri, la risposta sembra essere più Europa, non meno. Come voterà questa Assemblea Nazionale su questi temi chiave? Il manifesto costitutivo dei Patrioti di Viktor Orban, che domani nasceranno ufficialmente al Parlamento Europeo, chiede poi esattamente l’opposto (si rincorrono le voci che il premier ungherese sia già atterrato a Bruxelles, mentre altri lo danno in viaggio verso la Cina). Se, come appare scontato, l’eurotruppa del Rassemblement National andrà a ingrossarne i ranghi assieme a quella della Lega di Salvini, dopo l’ingresso dei danesi e dei belgi del Vlaams Belang, la scelta di Le Pen avrà un sapore diverso, specie dopo l’incontro a sorpresa di Orban con Vladimir Putin. Ma l’adagio nella capitale dell’Ue è: un problema alla volta.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui