Nunzio Samuele Calamucci avrebbe avuto “a disposizione” un “hard disk contenente ottocentomila Sdi”, ossia informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell’ordine. “Ottocentomila Sdi, c’ho di là”, diceva intercettato parlando lo scorso gennaio con l’ex poliziotto Carmine Gallo, anche lui arrestato. In un’altra conversazione del novembre 2023, Calamucci avrebbe avuto la preoccupazione di “mettere da parte”, ossia trasferire dati, di “sei, sette milioni di chiavette che c’ho io”. Aveva una “mole di dati da gestire – scrivono i pm dell’inchiesta della Dda di Milano – enorme, pari almeno a 15 terabyte”. Anche Gallo, ora ai domiciliari, parlando con Calamucci – entrambi, per l’accusa, al vertice del “gruppo” che fabbricava dossier – faceva riferimento alla “destinazione finale del proprio archivio”, che era “occultato” a casa della segretaria della società di investigazione Equalize, amministrata dallo stesso ex ispettore di polizia e di proprietà di Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano. Gallo spiegava, si legge negli atti, di aver portato da poco degli scatoloni a casa della segretaria e che lei li avrebbe dovuti spostare in un garage. “Non c’ha le chiavi del garage – raccontava – quindi gli scatoloni li ho portati a casa sua. Ha detto poi li porta lei giù (…) così siamo a posto, non dobbiamo avere nulla qua”. “Carmine è a rischio perquisizione, quindi noi non dobbiamo lasciare qua nessun materiale estraneo”, si legge in un’altra intercettazione presente nella richiesta di arresti della Dda di Milano. Il gruppo aveva adottato la “pratica usuale” di eliminare i “dati abusivamente esfiltrati”. Molti sono i dialoghi in cui si dice di “far sparire tutto” perchè “non si sa mai”.

Non solo emergono dettagli anche sull’organizzazione della presunta associazione per delinquere che gode “di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri” e gli indagati “spesso promettono di poter intervenire su indagini e processi”, scrive negli atti il pm della Dda Francesco De Tommasi, che spiega che il gruppo ha una struttura “a grappolo”: ogni “componente” e “collaboratore” ha a sua volta “contatti nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni” con cui “reperire illecitamente dati”. E’ sempre Calamucci a evidenziare questi rapporti. Intercettato dice: “Abbiamo la fortuna di avere clienti top in Italia…i nostri clienti importanti… contatti tra i servizi deviati e i servizi segreti seri ce li abbiamo, di quelli lì ti puoi fidare un pò di meno, però, li sentiamo, fanno chiacchiere, sono tutte una serie di informazioni ma dovrebbero diventare prove, siccome quando poi cresci, crei invidia, soprattutto”.

Nell’aprile del 2023, poi, l’ex poliziotto Gallo parla con Calamucci “dell’opportunità che il gruppo” si doti “della tecnologia necessaria per effettuare autonomamente i ‘positioning'”, ossia la localizzazione dei cellulari. Calamucci: “La macchinetta costa un caz…”. Gallo: “Eh vedi un pò, vedi un pò, lo intestiamo a tutti e due!”. Calamucci: “Prima di venire qua passo in Regione Lombardia! (…) Vedo cosa… cosa c’è in sconto e te lo faccio sapere!”. Quando Calamucci sostiene che passerà in Regione, scrive il pm Francesco De Tommasi, “si riferisce agli uffici dei servizi segreti ivi ubicati, dove evidentemente vuole verificare la possibilità di acquistare a prezzo ribassato l’apparecchiatura per le localizzazioni”. Dall’altro lato, sempre secondo il pm, Gallo avrebbe contatti con la criminalità organizzata. “Si tratta di un soggetto – scrive la Dda – che, per come emerge dalle indagini, ha le ‘mani in pasta’ ovunque e intrattiene rapporti con diverse personalità di rilievo, oltreché con diversi soggetti pregiudicati, anche per associazione mafiosa” ed “è una persona spregiudicata e senza scrupoli”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui