C’é ancora benzina sul fuoco nel day after dell’assemblea del Pd segnata dalle divisioni su matrimoni gay e primarie. A versarla è ancora il “rottamatore” Matteo Renzi: nonostante tutto il sindaco di Firenze è certo che le primarie si faranno e che, in quella occasione, lui farà di tutto “per farle perdere a Bersani. Poi se le vincerà sarò io il primo – dice – ad aiutarlo a vincere le elezioni”. Il segretario del Pd “é una persona per bene”, avverte poi Renzi, ma sulle primarie nessuno tenti di “fare il furbo”.

Il sindaco di Firenze non si sente stretto in un angolo né dalle incertezze sulla data delle consultazioni del centrosinistra, né dagli avversari interni (“Rosi Bindi? Ho solo detto che chi è stato in Parlamento da 15 anni si deve fare da parte. E’ bastato questo per essere accusato di tutto”), né tantomeno da eventuali concorrenti sul terreno della novità della proposta politica: “Non credo che Montezemolo correrà alle politiche, non ci sono le condizioni per una sua discesa in campo. E’ molto difficile inventarsi un partito dal niente”. Quanto al centrodestra oggi però Renzi deve incassare la replica di Angelino Alfano al quale ieri il rottamatore aveva lanciato la sfida: “Non faremo come lui con Berlusconi quando ha detto che scendeva in campo. I giovani del Pd non faranno come Alfano”, cioé non si ritireranno in buon ordine. “Renzi non sarà alla fine il candidato del Pd alla premiership. Il turno del confronto delle nuove generazioni sarà il prossimo ancora”, dice oggi il segretario del Pdl, aggiungendo una stoccata: “La differenza tra me e lui è che io credo in Berlusconi mentre lui non crede in Bersani”. Il rapporto dello sfidante di Bersani con il centrodestra torna tra l’altro ad essere uno dei temi su cui probabilmente si svilupperà la polemica nel Pd dopo le parole di oggi di Renzi: “Io di destra? Non lo so. E’ secondario. Fare un’operazione come fatto a Firenze riducendo le tasse non è di destra, ma un’operazione seria”. Ad Arcore? “Sono stato massacrato da certa stampa orientata. Ma lo rifarei domani se Berlusconi dovesse essere il Presidente del Consiglio, anche se spero di no”. Ma per Bersani il nodo primarie non è il solo: anche oggi l’onda lunga delle polemiche sulle unioni omosessuali ha lambito il partito. Beppe Grillo dopo il sì ai matrimoni gay (“Fa invece schifo negare diritti sacrosanti per un pugno di voti”), incassa il plauso dell’Arcigay che però vuole sapere a questo punto cosa ne pensi il Pd che deve adesso far fronte anche al pressing di Di Pietro che chiede ai parlamentari democratici di appoggiare il ddl dell’Idv sui matrimoni tra omosessuali. Ma a respingere al mittente la richiesta ci pensa la stessa Paola Concia: “Caro Di Pietro, il Pd ha già una sua proposta identica alla tua” e quindi “non strumentalizzare il faticoso ma sacrosanto dibattito nel nostro partito, che rimane comunque l’unico partito che ne parla al suo interno e non fa annunci roboanti sulla scia delle polemiche”.

 

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