Ribelli siriani hanno attaccato l’edificio della tv di Stato ad Aleppo (nord), mentre nella periferia di Damasco sono in corso violenti combattimenti tra membri dell’Esercito e dissidenti armati: lo riferiscono una ong e l’agenzia ufficiale Sana. Ad Aleppo i ribelli hanno preso d’assalto la sede locale della tv di Stato la notte scorsa,
piazzando cariche esplosive attorno all’edificio, prima di essere presi di mira dall’aviaizone siriana e di ritirarsi, ha indicato l’Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh). Allo stesso tempo, violenti combattimenti sono in corso in due quartieri a ovest di Aleppo – Salaheddine e Seif al-Dawla – in mano ai ribelli, i quali affermano di controllare metà della città. Sempre secondo l’Osdh, a Tadamun, un quartiere ribelle di Damasco, l’esercito ha sferrato un “bombardamento di una intensità mai vista finora” e scontri armati sono avvenuti anche nel quartiere di Jobar. Un noto presentatore della tv di Stato siriana sarebbe stato ucciso nei pressi di Damasco da un gruppo di fondamentalisti sunniti. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), precisando che la rivendicazione dell’uccisione di Muhammad al Said è stata pubblicata su un sito jihadista ed è firmata ‘Jubhat al Nusra’ (Fronte della Salvezza). I ribelli siriani dell’Esercito libero (Esl) hanno smentito ogni loro coinvolgimento nell’esecuzione sommaria del presentatore, ucciso invece – secondo quanto affermano gli attivisti – da un gruppo jihadista nei pressi di Damasco. In un comunicato sul loro profilo Facebook, l’Esl in patria ha affermato che “l’esercito libero non ha alcun ruolo nella vicenda del presentatore siriano Muhammad Said”.