L’Associazione nazionale magistrati apprende “con preoccupazione” che il premier Monti ha definito ‘grave’ il caso delle telefonate del capo dello Stato intercettate, parlando di abusi: la questione è oggetto di un conflitto di attribuzione e pertanto “appare improprio – dice l’Anm – ogni possibile riferimento a presunti abusi”.
L’Anm “apprende con preoccupazione – si legge in una nota – che, secondo notizie di stampa, il presidente del Consiglio Monti avrebbe definito ‘grave’ il caso delle telefonate del capo dello Stato intercettate dalla procura di Palermo, affermando allo stesso tempo che ‘nel fenomeno delle intercettazioni telefoniche si sono verificati e si verificano abusi’ che imporrebbero un’iniziativa del Governo”. A questo riguardo, l’Associazione nazionale magistrati “rileva che la questione relativa alle procedure cui assoggettare le intercettazioni indirette dei colloqui del presidente della Repubblica è oggetto di un conflitto di attribuzione, in merito al quale è doveroso attendere la decisione della Corte Costituzionale. Pertanto, allo stato appare improprio ogni possibile riferimento a presunti abusi che sarebbero, comunque, oggetto di altre procedure di controllo, secondo gli strumenti previsti dalle normative vigenti”. L’Anm auspica, infine, che “ogni eventuale riforma del regime delle intercettazioni, pur diretta a tutelare il diritto alla riservatezza dei soggetti estranei al procedimento, salvaguardi il pieno utilizzo di tale indispensabile strumento d’indagine, senza peraltro comprimere il legittimo diritto di cronaca”.