Il tempo stringe e cresce il rischio che il Parlamento debba affrontare il delicatissimo nodo della legge elettorale al buio, cioé senza un accordo di massima tra le forze politiche. Dopo una consultazione pomeridiana al Quirinale, è toccato al presidente del Senato tradurre le preoccupazioni del capo dello Stato per il perdurante stallo tra le forze politiche. E’ l’ora della “responsabilità”, ha detto Renato Schifani in un “appello” ai “gruppi parlamentari e alle forze politiche”.
Perché il nodo della legge elettorale, ha aggiunto, “deve essere sciolto definitivamente in tempi brevi”. Ormai – é il monito già tante volte lanciato da Napolitano – “si avverte l’esigenza che venga investita l’Aula”. Poco prima, lo stesso Schifani aveva fatto sapere che senza novità nel prossimo week end la parola passerà ad una riunione della capigruppo. E questo potrebbe essere il primo passo per far approdare – dopo un dovuto passaggio in Commissione – la riforma in aula. Una possibilità che anche per il Quirinale è una ‘estrema ratio’ visto le incognite che un percorso del genere comporta, sia in termini di qualità che di tempi. Basti pensare che al momento sono depositate in Parlamento ben 41 proposte di legge di modifica. Serve quindi un accordo, un testo base almeno tra i due partiti di maggioranza. Ma le posizioni (relatori, Enzo Bianco per il Pd e Lucio Malan per il Pdl) sono ancora lontanissime. Come confermano le parole di Angelino Alfano che continua a chiedere il sistema delle preferenze e boccia il premio di maggioranza al 15 per cento che tanto piace al Pd. Bocce ferme quindi: ben descrive la situazione Roberto Maroni secondo il quale sulla legge elettorale “non c’é nessuna intesa e nessun asse Pdl-Udc”. Anzi, aggiunge, “sono tutti nella palude”. Ma non tutti credono che sia così semplice. Questo deve essere pure il timore del Colle che ha assistito ad una ennesima giornata di ‘melina’ delle forze politiche. Anche il presidente della Commissione affari costituzionali, Carlo Vizzini, ha spiegato che serve “un’accelerazione” dei partiti: serve un “compromesso alto e non uno scambio di favori” tra le forze politiche. Ormai, ha sottolineato, tutti i partiti “dovrebbero fare un passo indietro”. Un fine settimana decisivo quindi, in attesa del quale cresce anche la preoccupazione del Pd che si possa formare una maggioranza alternativa sulla riforma, composta da Udc e Pdl. Con l’obiettivo, ipotizza Luciano Violante, “di favorire l’assenza di una maggioranza politica e la necessità di ricorrere alla grande coalizione”. Scintille quindi tra Bersani e Casini. Ce n’é abbastanza per spingere Giorgio Napolitano a premere sull’acceleratore ricordando a tutti – non solo i suoi numerosi richiami a presentare una bozza “largamente condivisa” alle Camere – ma che la riforma non è eludibile. Sta forse arrivando l’ora di tirarla fuori dalle sabbie mobili delle forze politiche e di affidarla al passaggio parlamentare.