Un nuovo parlamento fantoccio e un voto bocciato non solo dall’opposizione ma anche dagli osservatori dell’Osce, secondo i quali ”non c’e’ stata competizione sin dall’inizio”: nonostante l’apparente tentativo di dare almeno una parvenza democratica alle legislative di ieri,

il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko – ”l’ultimo dittatore d’Europa”, secondo una definizione della precedente amministrazione Usa – si ritrova nel vicolo cieco dell’isolamento internazionale, con il rischio che a meta’ ottobre la Ue inasprisca, o confermi, le sanzioni contro Minsk. Il portavoce del cancelliere tedesco Angela Merkel ha gia’ condannato il clima di intimidazione di un voto definito ”impeccabile” dal presidente bielorusso e ha osservato che evidentemente Lukashenko ”anziche’ accettare il partenariato con l’Europa, ha scelto la politica della repressione”. ”Le elezioni parlamentari in Bielorussia non rispondono ai criteri internazionali e non possono essere considerate libere ne’ giuste”, ha fatto eco da Washington la portavoce del Dipartimento di Stato americano.

Le urne hanno sancito l’ennesimo plebiscito a suo favore, con 109 deputati su 110 ritenuti tutti filo governativi (uno non e’ stato eletto perche’ non e’ stato superato il quorum del 50%) e un’affluenza del 74,2% nonostante gli appelli di 5 partiti dell’opposizione a boicottare il voto andando a pesca o a funghi. Altri due partiti anti Lukashenko avevano accettato la sfida elettorale, ma si sono uniti oggi alla denuncia contro un ”voto farsa” condizionato da arresti, pressioni, brogli, censure. Anche la delegazione degli osservatori Osce, capitanata da Matteo Mecacci, e’ stata dura, pur manifestando la volonta’ di continuare a collaborare nel nome dell”’interesse comune”. “Un’elezione libera dipende dalla libert… di parlare, di organizzarsi e correre per una carica, ma noi non abbiamo visto tutto ci• in questa campagna”, ha osservato Mecacci in una affollatissima conferenza stampa a Minsk, alla quale ha partecipato anche il nunzio apostolico.

”Questa elezione non e’ mai stata competitiva sin dall’inizio”, ha sostenuto il deputato italiano, ricordando inoltre il nodo dei prigionieri politici e l’arbitrarieta’ di certe decisioni amministrative. Nel mirino del rapporto preliminare anche la limitata copertura mediatica, il mancato accesso o la censura subita dai candidati di opposizione, oggetto spesso di intimidazioni. E poi i ”caroselli elettorali” (voto di gruppo in piu’ seggi, pari al 9% del campione di seggi monitorato), le firme apparentemente simili nella lista degli elettori (6%), le urne del voto anticipato non esposte chiaramente (13%) o quelle del voto di domenica non sigillate adeguatamente (5%). Ma la fase peggiore, secondo gli osservatori dell’Osce, e’ stata quella del conteggio ”silenzioso”, valutata negativamente o molto negativamente nel 37% dei casi. Infine, la mancanza di neutralit… ed imparzialit… della commissione elettorale centrale e di gran parte delle commissioni elettorali locali, ”che ha minato severamente la fiducia pubblica nel processo elettorale”, come ha sottolineato Antonio Milososki, capo della missione a lungo termine dell’Odihr, l’ufficio dell’Osce che si occupa delle istituzioni democratiche e dei diritti umani.

Il voto e’ stato segnato negativamente da vari episodi: aggressioni, fermi o visti negati a giornalisti anche stranieri, siti web di opposizione bloccati, visti rifiutati a due osservatori Osce, osservatori indipendenti allontanati dai seggi. O arrestati dagli agenti antisommossa, come successo oggi al Jazz hostel ad una ventina di giovani del progetto “Osservazione delle elezioni: teoria e pratica”. L’opposizione si rifiuta di riconoscere come libere e democratiche queste elezioni, parlando di affluenza gonfiata (con stime che la dimezzano), brogli e pressioni di ogni tipo, comprese quelle dei servizi segreti, che qui si chiamano ancora Kgb. E gia’ pensa di unirsi in vista delle presidenziali del 2014. Intanto Lukashenko, che ha gia’ scelto la Russia di Putin e il suo progetto di Unione Euroasiatica, dovra’ evitare che l’abbraccio del Cremlino, senza il contrappeso europeo, gli diventi fatale.

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