Un passo indietro del premier, ma anche dell’opposizione per concordare insieme un’ agenda di fine legislatura in uno sforzo di pacificazione che eviti la rovina dell’Italia. E’ la via di uscita che Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, indica a Berlusconi ma anche a tutta l’opposizione chiamata alla formazione di un esecutivo politico
che metta in campo “le migliori energie del paese”, perché chiedere le dimissioni del premier non basta più. Casini parla alla platea dei centristi, riuniti per la Festa annuale del partito a Chianciano, e chiede a tutti “una prova speciale di responsabilità”: “L’opposione è ad un bivio – dice – o si preoccupa solo della propria anima o salva l’Italia, il Paese è in pericolo”. In atto “non c’e un assalto finale al premier, ma all’Italia” e la politica tutta “rischia il discredito”. “Non possiamo essere ridotti a mendicare fuori dalla porta la benevolenza dei governanti europei. Non aspettiamo – dice – che ci salvino gli altri. Siamo noi che dobbiamo farlo”. Per questo, però, “maggioranza e opposizione insieme non bastano se non ci sarà un coinvolgimento della società civile: non l’evocazione di uomini della provvidenza ma la chiamata al lavoro di personalità già sperimentate a livello europeo che siano garanzia per i mercati, gli investitori e i nostri partners comunitari di un’Italia che finalmente vuol fare sul serio”.
“Noi del Terzo Polo – sottolinea – abbiamo capito prima degli altri che la retorica dell’autosufficienza degli schieramenti contribuisce solo all’autoaffondamento del Paese”. Nel suo intervento Casini lancia un avvertimento: “L’Italia sta perdendo la partita della vita”, lasciando sul terreno peso e credibilità a livello europeo. Ma, sottolinea, “non c’é un complotto contro l’Italia, c’é solo la nostra incapacità di provvedere a noi stessi”. Dunque, in una fase in cui “l’Italia rischia di essere la prima vittima di una stagione di crisi economica e sociale” ciascuno “deve essere disponibile a fare un passo indietro”. E non ci saranno vendette – come in mattinata aveva assicurato Francesco Rutelli rivolto al premier.
“A questa festa – dice Casini – per la prima volta da lungo tempo non ci è stata rivolta la domanda che ossessivamente ci veniva rivolta in questi ultimi anni: ma dove va l’Udc? Oggi è chiaro a tutti che siamo andati dalla parte giusta, solo e semplicemente”. Però dopo che “venti anni sono passati” e “questo è il risultato della rivoluzione liberale, dobbiamo trovare una via d’uscita”, senza “orgogli sciocchi”, senza dire “noi avevamo ragione, voi torto, noi abbiamo avuto coraggio voi no”.
Il Terzo polo “non nasce per far vincere l’uno o l’altro, anche se sappiamo di essere determinanti”, “nasce per pacificare e riconciliare: nord e sud, lavoratori autonomi con dipendenti, destra con sinistra, magistrati con politici”. Perché “di litigiosità un Paese può morire”. Non è dato di sapere se Casini prima del suo intervento abbia sentito Bersani ma dal palco il leader centrista lancia una provocazione al Pd: “Bersani dica se il modello Marche” (dove l’Udc governa con il Pd) era “solo un incidente o una strada da perseguire”. E con il Pdl sgombra ancora il campo da ogni equivoco dicendo che “non è serio coltivare l’idea di possibili alleanze con l’Udc alla fine di questa legislatura, perché senza fatti nuovi e rilevanti questo è impossibile”.
“Non lo so, francamente non lo so. Io sono un semplice, guardo sempre e comunque al voto degli elettori”. Così Silvio Berlusconi, arrivando al ricevimento per il matrimonio di Brunetta, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano della proposta avanzata da Pier Ferdinando Casini per un patto di legislatura da concordare tra il premier, il Pdl e le opposizioni.
“Confermiamo la nostra disponibilità a discutere di un passaggio, di una transizione che sia affidata a un governo più credibile davanti all’opinione pubblica nazionale e internazionale, credibile per discontinuità, per autorevolezza, per programma equo ed efficace di stabilizzazione”. Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, nel suo intervento conclusivo della Festa del Pd a Pesaro. Bersani invoca “un governo che possa reggere l’emergenza, dare il tempo per la riforma elettorale e portarci a un confronto elettorale con nuovi protagonisti, nuove idee e, finalmente con uno sguardo al futuro”.
“Se non si è disposti a un percorso nuovo – ha aggiunto – si anticipi l’appuntamento elettorale”. Bersani ha proposto la soluzione delle urne nel caso in cui Berlusconi non dia “disponibilità” a “togliersi di lì” e fare spazio a un esecutivo di transizione. Perché, ha detto, “non ci si dica che si può andare avanti così fino al 2013!” “Non avremmo dovuto subito l’umiliazione di essere guardati come avviene in queste ore come una zavorra, come il rischio più grave per l’Europa. E’ un’umiliazione che non accettiamo”, ha aggiunto. “La crisi è mondiale, certamente. E noi abbiamo un’idea delle sue cause. Non è la stessa idea di chi ci ha portati fin qui, di chi ci ha portati al disastro e ancora dirige il traffico, ancora propone le sue rovinose ricette”, aggiunge.