A meno di 48 ore dall’entrata in vigore del cessate il fuoco fra Israele a Hamas, un giovane palestinese e’ stato ucciso oggi dal fuoco di militari israeliani lungo i reticolati di confine della Striscia di Gaza. Hamas ha subito denunciato ”l’infrazione” della tregua (”la seconda – ha sostenuto – nelle ultime 24 ore”), ma si e’ limitato a sottoporre la protesta ai mediatori egiziani, quasi a volerne testare il ruolo di garanzia: relegando per ora l’episodio alla dimensione d’una ‘provocazione’ circoscritta.
Sul terreno, la calma non e’ stata d’altronde perturbata ancora, nel resto della giornata: anche per gli abbondanti acquazzoni che hanno indotto la popolazione a rientrare nelle abitazioni alla ricerca d’un barlume di ritrovata normalita’ dopo otto giorni di conflitto e di sanguinosi raid israeliani (166 morti, secondo l’ultimo bollettino aggiornato). L’incidente si e’ verificato nell’area indicata da Israele come ‘zona d’interdizione’, che corre nella Striscia lungo i reticolati di confine per una profondita’ di 300 metri. Zona che, in seguito al cessate il fuoco negoziato dall’Egitto con il patrocinio degli Usa, sarebbe dovuto tornare liberamente fruibile secondo la popolazione di Gaza. Cosa sia viceversa avvenuto nella localita’ di al-Qarara, vicino a Khan Yunes, non e’ del tutto certo. Fonti locali sostengono che contadini del posto hanno cercato di raggiungere le proprie terre, mentre un portavoce militare a Tel Aviv ha parlato di una accesa manifestazione organizzata da 300 giovani a ridosso dei recinti. La situazione e’ comunque uscita di controllo: secondo il portavoce militare, i soldati hanno sparato dapprima in aria colpi di avvertimento, poi alle gambe dei giovani. I palestinesi ribattono che quei giovani non rappresentavano alcun pericolo. Il bilancio, in ogni modo, e’ stato tragico: un ragazzo di 20 anni e’ rimasto ucciso, altri 20 hanno riportato ferite non gravi. Sempre oggi il totale delle vittime palestinesi della tornata di violenze di questi giorni e’ cresciuto ulteriormente per la morte in ospedale di due feriti e per il ritrovamento di un altro cadavere, di una donna, fra le macerie della abitazione della famiglia al-Dalu: tristemente nota nella Striscia per essere perso sotto un bombardamento israeliano 11 dei suoi componenti (per lo piu’ donne e bambini). Dopo oltre una settimana di paura e angoscia, molta gente di Gaza ha voluto comunque concedersi un venerdi’ (giornata non lavorativa nel mondo islamico) di riposo e quiete. Nelle moschee i predicatori hanno celebrato la ”vittoria” rivendicata da Hamas nel conflitto, facendo appello ora all’unita’ nazionale e alla solidarieta’. Poi sono andati di casa in casa a portare le condoglianze alle famiglie dei ‘martiri’: fra cui un centinaio di civili, donne e bambini inclusi. Nel frattempo nella Cisgiordania amministrata dall’Autorita’ palestinese (Anp) del presidente Abu Mazen, le forze israeliane hanno proseguito le retate contro esponenti politici e militanti di Hamas e della Jihad islamica. Fra gli arrestati, secondo la stampa, vi sarebbero anche i membri d’una piccola cellula attiva in un villaggio alle porte di Ramallah, ritenuta responsabile dell’attentato che mercoledi’ ha sventrato a Tel Aviv un autobus di linea: causando il ferimento d’una ventina di persone.