“Ho utilizzato la corda perché era appoggiata sul trattore. Se avessi avuto il cacciavite, avrei preso il cacciavite”. Lo ha detto Michele Misseri riferendosi all’oggetto utilizzato per uccidere la nipote Sarah Scazzi. Il pm Mariano Buccoliero gli aveva chiesto per quale ragione non avesse strangolato Sarah con le mani visto che l’aveva afferrata per portarla sulla rampa del garage.
Misseri ha aggiunto. “Non potete comprendere. Questa è una cosa che vi deve capitare per capirla” “Ho preso i vestiti di Sarah dopo aver gettato il cadavere nel pozzo quando ce ne siamo andati”. Ancora una volta Michele Misseri ha commesso una gaffe, parlando al plurale nel corso del processo per l’omicidio della nipote Sarah Scazzi, come se fosse stato aiutato da qualcuno ad occultare il corpo della ragazzina. La trentaduesima udienza del processo è incentrata sul controesame del contadino di Avetrana da parte del pm Mariano Buccoliero e del procuratore aggiunto Pietro Argentino. Nel corso della sua testimonianza in Corte d’Assise, mentre il pm Buccoliero cercava tra i verbali il contenuto di una intercettazione, Michele Misseri ha preso dalla tasca della sua giacca una corda e si è alzato per mimare qualcosa. Il presidente Rina Trunfio ha detto al teste che non poteva parlare a ruota libera trattandosi di un controesame e non di dichiarazioni spontanee. Misseri si è nuovamente seduto e ha ripreso a rispondere alle domande dell’accusa. I pubblici ministeri hanno rivolto altre contestazioni al contadino, che si é contraddetto ricordando alcune telefonate in cui parlava con il nipote Cosimo Cosma, imputato per soppressione di cadavere. Mercoledì scorso Michele Misseri, rispondendo alle domande dell’avv. Franco Coppi (difensore di Sabrina Misseri), ha sostenuto di aver ucciso da solo la nipote Sarah e di aver accusato ingiustamente la figlia su suggerimento del suo ex legale Daniele Galoppa e della criminologa Roberta Bruzzone, all’epoca consulente di parte. Anche nel corso di quella udienza, aveva in qualche caso utilizzato il plurale descrivendo le fasi successive dell’omicidio. “In quell’interrogatorio del 5 novembre c’é scritto cosa ho detto io, ma non cosa mi dissero di riferire Galoppa e Bruzzone”. Michele Misseri torna ad accusare il suo primo difensore, Daniele Galoppa, e la criminologa Roberta Bruzzone, nominata consulente dall’avv.Galoppa, sostenendo di essere stato indotto da loro ad accusare sua figlia Sabrina. Il pm Mariano Buccoliero ha letto un passo del verbale del 5 novembre 2010 in cui gli inquirenti chiesero al contadino di Avetrana: ‘Sabrina ha mai manifestato la preoccupazione di essere scoperta o che potevate essere scoperti?’. Il teste rispose: ‘Mai. Lei diceva: papa’ è troppo bravo e non lascia pisté. Il contadino a quel punto ha chiamato in causa l’avv.Daniele Galoppa e l’ex consulente Roberta Bruzzone. Misseri è apparso provato dal lungo interrogatorio e in più occasioni, incalzato dalle domande dei pubblici ministeri, si è limitato a rispondere con un ‘Non ricordo’. Numerosissime sono state le contestazioni relative alle difformità tra le dichiarazioni rilasciate oggi e quelle che emergono dai verbali.