NAPOLI – Rischio bancarotta per i centri di assistenza per disabili e anziani della Campania. Sono state avviate già le procedure di licenziamento per 1.500 lavoratori ed è a rischio l’assistenza per circa 3.000 pazienti con gravi patologie.

A denunciarlo è il coordinamento delle associazioni di categoria che annunciano un corteo di protesta per domani al Centro direzionale di Napoli. Il problema, hanno spiegato oggi in una conferenza stampa, è il credito con le amministrazioni locali. La spesa sanitaria relativa a questi centri, infatti, è in compartecipazione, dal 30 al 50%, con i pazienti e con i Comuni. Per quanto riguarda la parte che riguarda i pazienti, c’é il primo problema. Molto spesso, spiegano le associazioni dei coordinamento, persone con una pensione di 400 euro sono state costrette a pagare ticket anche oltre 380 euro. Poi, continuano, c’é il problema con i Comuni. In passato le Asl non sono state in grado di riscuotere i crediti così, spiega il coordinamento, la patata bollente è passata direttamente ai centri. Molti Comuni in default non hanno un euro per finanziarie le prestazioni erogate dai centri accreditati e così, a 8 mesi dall’applicazione della delibera regionale che prevedeva la compartecipazione, tutto il settore socio-sanitario è sull’orlo della bancarotta. Quando si spegnerà la prima candelina dalla delibera il credito complessivo per i 65 presidi avrà raggiunto quota 42 milioni di euro. “E’ un fallimento indotto – denuncia il presidente dell’Aspat, Pier Paolo Polizzi – Se la Regione non interverrà a modificare l’impianto dei ticket sociosanitaria a fine anno tutte le strutture convenzionate saranno costrette a consegnare i libri in tribunale. Un intero capitolo dell’assistenza sanitaria campana sarà chiuso”. La questione investe residenze sanitarie assistenziali e centri diurni integrati che ospitano pazienti con patologie gravi e totale assenza di supporto familiare. Nei centri lavorano circa 2.300 persone, tra sanitari, parasanitari, tecnici, amministrativi e ausiliari, per 1.500 dei quali sono già partite le procedure che entro fine mese potrebbero concludersi con il licenziamento. Il problema nasce da lontano. Nel 2009 una struttura per assistiti disabili percepiva una remunerazione media giornaliera di 140 euro per posto letto. Oggi, denuncia il coordinamento, per l’adozione di tariffe decurtate del 40% rispetto a quelle ministeriali e a causa della compartecipazione che rende impossibile recuperare la quota a carico dei Comuni, la tariffa di ciascuna prestazione oscilla tra i 52 e i 73 euro. Le sigle del coordinamento che aderiranno al corteo di domani sono l’Anfas, l’associazione dei pazienti, Anpric, Aris, Confapi, Foai e Rete solidale. “Vogliamo un interlocutore unico a cui fare riferimento – dice Polizzi – E’ uno scandalo quello che sta accadendo, la misura è colma. Siamo ben oltre il punto di non ritorno e qui davvero finisce male”.

 

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