Il Pd guarda sempre più infastidito alla “trasformazione” del tecnico Mario Monti in politico. “Fa antipolitica istituzionale” è l’etichetta che gira ai piani alti del partito davanti all’ennesima presa di distanza del Professore dal “sostegno a corrente alternata” da parte di Pd e Pdl.


Per questo la road map di Pier Luigi Bersani prevede che, dopo la direzione che martedì approverà le liste, si parte con la vera campagna elettorale sia a livello mediatico sia sul territorio con un primo tour di 20 iniziative in 20 regioni con i capilista democrats. L’accelerazione sulle candidature, con l’obiettivo di essere il primo partito pronto, ha concentrato anche le tensioni tra proteste degli esclusi, pressioni dei capicorrente e paletti delle regioni. Acque agitate anche in Sel ma Nichi Vendola tira dritto su malumori e proteste e domani presenta la squadra per le politiche. Nel Pd, invece, la direzione regionale siciliana domani spedisce a Roma il segretario Giuseppe Lupo con l’ordine tassativo di ridurre il numero dei parlamentari esterni rispetto agli 11 del 2008. E batteranno i pugni sul tavolo anche altri segretari regionali nei vari incontri previsti in giornata con il comitato elettorale nazionale. In Sicilia, poi, è deflagrata la guerra tra correnti e il ricorso per irregolarità a Caltanissetta, mossa dall’ex presidente dell’Antimafia regionale Lillo Speziale ai danni della parlamentare uscente Daniela Cardinale, è stato accolto dai garanti nazionali. Tensioni fisiologiche per Pier Luigi Bersani che comunque ritiene che la scelta delle primarie e dei tempi stretti per le liste sia “un’innovazione politica” rispetto alle trattative infinite ai tempi dell’Unione. Il leader Pd è convinto, e i sondaggi sembrano dargli ragione, che gli elettori stiano capendo che la coalizione di centrosinistra è, come dice il lettiano Francesco Boccia, “l’unica che ha le idee chiare a differenza del Pdl e dei centristi”. In ogni caso, da domani, anche per rassicurare chi non capisce il low profile mediatico, Bersani avvierà una settimana di presenze tv per poi passare ad un giro per l’Italia. E, visto che Monti non risparmia stoccate al Pd, anche i democrats non hanno intenzione di rimanere gli unici paladini del fair play. Tra i vertici del partito, non va giù il parallelismo tra il sostegno del Pd e quello del Pdl rispetto al governo, fatto anche oggi dal Professore. “Monti nei panni del propagandista – attacca Anna Finocchiaro – non fa un buon servizio. E’ fuori luogo fare promesse di difficile realizzazione e soprattutto gettare discredito sulle altre forze politiche. Monti conosce bene la lealtà del Pd”. Anche perché, osserva Davide Zoggia alle modifiche sull’Imu ipotizzare dal premier, “se voleva alleggerirla e darla ai Comuni poteva accogliere una delle nostre proposte e anche le altre forze non erano contrarie”. In ogni caso il Pd non sembra temere né la concorrenza né le minacce dei centristi. “La sfida è tra progressisti e un esperimento chimico – taglia corto Boccia – Avremo la maggioranza alla Camera e al Senato e comunque il leader del partito più grande guiderà la coalizione possibile o si torna al voto”.

 

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