Servivano a curare gli occhi le pasticche di oltre 2000 anni fa ritrovate sul relitto del Pozzino, a largo delle coste toscane, una nave naufragata nel II sec. a.C. nelle acque del Golfo di Baratti e riportata alla luce negli anni ’90 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.

Lo ha dimostrato uno studio condotto in sinergia tra il Dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell’Universita’ di Pisa (da Erika Ribechini, Maria Perla Colombini e Jeannette Lucejk), la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (da Gianna Giachi e Pasquino Pallecchi del laboratorio di analisi) e il Dipartimento di Biologia evoluzionistica dell’Universita’ di Firenze (da Marta Mariotti Lippi) che ha analizzato le compresse dalla forma piatta e circolare, con un diametro di quattro centimetri, che avevano la funzione di collirio. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nell’articolo “The ingredients of a 2000-year-old medicine revealed by chemical, mineralogical and botanical investigations” sulla prestigiosa rivista statunitense ”Pnas – Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America”. Nello studio vengono presentati i risultati di indagini chimico-mineralogiche e paleobotaniche condotte su medicinali risalenti al II sec a.C. rinvenuti tra i resti di una nave etrusca soprannominata “Relitto del Pozzino” trovata a largo delle coste di Piombino. I medicinali consistevano in compresse di colore grigio e forma discoidale. Dato che in archeologia, la scoperta di farmaci antichi e’ davvero rara, cosi’ come lo e’ la conoscenza della loro composizione, lo studio condotto ha fornito preziose e uniche informazioni su antiche pratiche mediche e farmaceutiche, e sullo sviluppo della farmacologia e della medicina nel corso dei secoli. Le indagi hanno consentito di evidenziare che idrozincite e smithsonite (sali di zinco) erano di gran lunga gli ingredienti piu’ abbondanti delle compresse, costituendone piu’ dell’80%, insieme amido, lipidi di origine animale e vegetale, e resina di pino. La composizione e la forma delle compresse di Pozzino sembrano indicare che essi sono stati utilizzati per scopi oftalmici: si tratterebbe di una sorta di grandi pasticche con funzione di collirio che venivano applicate direttamente sulle palpebre.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui