Associazione per delinquere. E’ la nuova e pesante accusa che la Procura di Milano contesta al Governatore Roberto Formigoni, già indagato per corruzione nell’ inchiesta con al centro i presunti rimborsi indebiti per le prestazioni sanitarie erogate dalla Fondazione Maugeri e dall’ospedale San Raffaele stanziati dal Pirellone, in cambio di viaggi e vacanze ai Caraibi o a bordo di mega yacht per lui e il suo entuorage, di un maxi sconto per l’acquisto di una villa in Sardegna e altri ‘benefit’ che sono stati quantificati in 8 milioni di euro.
Soldi distratti dalle casse delle due strutture sanitarie e, tramite il faccendiere Pierangelo Daccò e l’ex assessore Antonio Simone, serviti a pagare per anni gli svaghi del Celeste. E’ questa in sintesi la ricostruzione nell’avviso di conclusione delle indagini firmato dai pm di Milano Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta e notificato, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, al presidente della Lombardia e ad altre 16 persone tra cui, oltre a Daccò, Simone e agli ex vertici della Maugeri, a Nicola Maria Sanese, segretario generale della Regione e al dg dell’assessorato alla Sanità Carlo Lucchina. Una ricostruzione che Formigoni respinge al mittente, accusando la magistratura milanese di aver chiuso l’inchiesta con il deposito degli atti nei suoi confronti “con una tempistica molto efficiente” e “per coprire lo scandalo Mps che rischia di travolgere la sinistra”. E poi, con un filo di ironia: “Pensavo mi accusassero anche di omicidio e di strage e quindi posso dichiararmi soddisfatto”. Ma nel’atto consegnato nel pomeriggio ai 17 indagati anche per altri reati – tra cui Alberto Perego, amico stretto e “uomo di fiducia” del Governatore, la moglie di Simone, Carla Vites (accusata di riciclaggio per l’acquisto dell’appartamento, ora sotto sequestro, di Milano con denaro frutto di provento illecito), Alessandra Massei, ex dirigente regionale, e Costantino Passerino, ex direttore amministrativo della Fondazione pavese – si parla di una “collaudata e stabile organizzazione”, di cui il Celeste è ritenuto uno dei promotori, che dal 1997 al 2011 seguiva uno schema ben preciso: ci si sarebbe accordati affinché la Fondazione corrispondesse ogni anno “ingenti somme di denaro” ( 61 milioni i fondi distratti e rimbalzati all’estero, anche su conti in paradisi fiscali) per remunerare i pubblici ufficiali e i loro intermediari Daccò e Simone, affinché i primi compissero atti contrari ai loro doveri d’ufficio a favore della Maugeri. E più o meno lo stesso schema è stato quello seguito (per meno anni) per il San Raffaele, anche se i soldi sottratti individuati ammontano a una cifra inferiore. E proprio per garantire “una protezione globale” ai due enti, come è stato accertato, tra Formigoni e i suoi ci sarebbero state riunioni riservate pre-Giunta, quelle che nelle e-mail sequestrate vengono chiamate “caffé sanita”, da dove poi partivano le indicazioni per la direzione generale dell’assessorato su cosa e quanto bisognava riconoscere alle due strutture sanitarie. Indicazioni che poi si traducevano in delibere nonostante il parere contrario di una serie di funzionari. In cambio Formigoni, negli anni, avrebbe ricevuto in cambio benefit, tra cui i tre yacht messi a disposizione da Daccò, il quale consegnava addirittura tra i 5 e i 10 mila euro a Perego, per il mantenimento dell’equipaggio e altre spese per le imbarcazioni. E non solo, il Celeste, da quanto è stato appurato, avrebbe ricevuto dal faccendiere, oltre agli ormai noti finanziamenti per cene e convention al meeting di Cl a Rimini, e per iniziative finalizzate a promuovere la sua immagine e il “consenso elettorale”, anche 270 mila euro cash. E tutto questo mentre dall’analisi dei conti correnti di Formigoni, inquirenti e investigatori, hanno scoperto che nessun importo è stato prelevato: niente uscite, se non per somme minime e pressoché irrilevanti, e quindi nemmeno quei rimborsi di biglietti aerei e di soggiorni in resort a cinque stelle di cui Formigoni aveva parlato assicurando di aver buttato via le ricevute.